FERROVIE SICILIA - I SINDACATI RIBADISCONO LE RICHIESTE E LE MOTIVAZIONE CON LO SCIOPERO DEL 21 MAGGIO, CONTINUA LA VERTENZA
Filt Cgil, Uil Trasporti, Ugl Trasporti , Orsa, Fit Cisl, Fast e le associazioni dei consumatori Adoc , Federconsumatori e Adiconsum, hanno esposto le problematiche del comparto ferrovie in Sicilia, durante l'incontro con la stampa che si è tenuto nella sede del dopolavoro dei ferrovieri a Palermo, illustrando le motivazioni della lunga vertenza per il miglioramento del trasporto ferroviario nell'isola. Lo sciopero che ha preso il via il 21 maggio dalle 9,01 alle 16,59 e lo strumento di protesta insieme ad alterazioni che i sindacati stanno attuando per convenire alla più giusta soluzione. Il quadro economico che si è delineato nel Gruppo FS, conseguente alla Legge Finanziaria con la quale si riducono le risorse già previste nel piano triennale 2007-2009 approvato dal precedente Governo, è preoccupante. “ I tagli ammontano a circa 256 Mln di euro per Trenitalia, concentrati sui servizi cosiddetti Universali, i collegamenti tra il sud e il nord del Paese e Merci, e circa 317 per RFI – spiega Giovanni Chiaramonte (nella foto) segretario regionale Ugl trasporti in Sicilia - le linee di intervento che il Gruppo intende sviluppare prevedono la contrazione dei servizi Universali e Merci nel sud Italia. In questa condizione, le ferrovie siciliane rischiano un ulteriore ridimensionamento, che potrebbe definitivamente tagliarle fuori dal sistema nazionale”. Gli interventi che il gruppo FS si appresta ad avviare decretano la definitiva chiusura del trasporto merci nell’Isola. “In questa situazione, il servizio di traghettamento ferroviario sullo Stretto, che assicura la continuità territoriale della regione con il sistema nazionale ed europeo, rischia di sparire, con ripercussioni di tipo occupazionale e quindi la perdita secca di circa 1700 posti di lavoro (un terzo degli attuali addetti FS in Sicilia), perdita di professioni, di strutture industriali della manutenzione (Officine Grandi Riparazioni di Catania e Messina, Officine di manutenzione di Palermo, Siracusa e Messina) – aggiunge Giacomo Rota, segretario regionale Filt Cgil ferrovieri Sicilia - con l’effetto di trascinare quello che resta in una condizione di precarietà e di improduttività”. Intanto già adesso si registra una forte contrazione delle risorse economiche trasferite nella regione, che si riflette su tutto il sistema dell’indotto: centinaia di posti nel settore degli appalti, nel quale già oggi i lavoratori sono in contratto di solidarietà, sono in pericolo; le commesse per gli stabilimenti ex Keller e Imesi, specializzate per la costruzione di mezzi ferroviari, sono messe in forse; le risorse per la manutenzione della rete ferroviarie subiscono riduzioni e vengono dirottate verso altre realtà del Paese. Il sindacato siciliano da tempo sostiene che la logica vera che ha guidato e guida la ristrutturazione delle FS in Sicilia, non sia stata e non sia ispirata a semplici criteri di razionalizzazione, piuttosto si è trattato di scelte orientate a non far gravare il sistema ferroviario della nostra regione su quello nazionale. Intere aree della regione stanno vedendo un progressivo abbandono dei servizi, aree oltretutto a deboli sistemi alternativi di mobilità.
La zona centrale e sud orientale dell’isola è ormai quasi priva di una significativa rete di servizi. Mentre sale la richiesta di trasporto, e di una sua maggiore efficienza e regolarità, FS arranca tra ritardi, penuria di risorse e strategie sbagliate. In dieci anni, da 9400 i ferrovieri sono passati a 4700 circa, mentre i raddoppi della Palermo P. Raisi, della Fiumetorto-Castelbuono, della Catania Ognina- Catania Centrale, la velocizzazione della Palermo-Agrigento, individuati come priorità per la nostra rete e i nostri servizi agli standard minimi nazionali fin dal 1998, sono ancora oggi lontani dall’essere completati. Il rinnovo della flotta e l’uso dei pendolini per i collegamenti veloci all’interno dell’isola, non hanno ancora visto la luce. “Non è chiudendo che salviamo le ferrovie in Sicilia – ribadiscono i sindacati di categoria - la Regione deve dire una parola chiara al Governo Nazionale sulla continuità territoriale l’attraversamento dello Stretto, sugli investimenti e le strategie da adottare per la nostra rete e i nostri servizi agli standard delle altre realtà del Paese”. Il sindacato ritiene sia utile e possibile far fare al nostro sistema ferroviario il salto di qualità che le metta al riparo dalle eterne minacce di chiusura e dalle accuse di improduttività chiamando all’ impegno e responsabilità il Gruppo FS e le Istituzioni nazionali e regionali, per dare occasione di lavoro qualificato e produttivo, capace di dare futuro alle nostre generazioni, e di contribuire ad uscire dalla crisi.
La zona centrale e sud orientale dell’isola è ormai quasi priva di una significativa rete di servizi. Mentre sale la richiesta di trasporto, e di una sua maggiore efficienza e regolarità, FS arranca tra ritardi, penuria di risorse e strategie sbagliate. In dieci anni, da 9400 i ferrovieri sono passati a 4700 circa, mentre i raddoppi della Palermo P. Raisi, della Fiumetorto-Castelbuono, della Catania Ognina- Catania Centrale, la velocizzazione della Palermo-Agrigento, individuati come priorità per la nostra rete e i nostri servizi agli standard minimi nazionali fin dal 1998, sono ancora oggi lontani dall’essere completati. Il rinnovo della flotta e l’uso dei pendolini per i collegamenti veloci all’interno dell’isola, non hanno ancora visto la luce. “Non è chiudendo che salviamo le ferrovie in Sicilia – ribadiscono i sindacati di categoria - la Regione deve dire una parola chiara al Governo Nazionale sulla continuità territoriale l’attraversamento dello Stretto, sugli investimenti e le strategie da adottare per la nostra rete e i nostri servizi agli standard delle altre realtà del Paese”. Il sindacato ritiene sia utile e possibile far fare al nostro sistema ferroviario il salto di qualità che le metta al riparo dalle eterne minacce di chiusura e dalle accuse di improduttività chiamando all’ impegno e responsabilità il Gruppo FS e le Istituzioni nazionali e regionali, per dare occasione di lavoro qualificato e produttivo, capace di dare futuro alle nostre generazioni, e di contribuire ad uscire dalla crisi.
Commenti