Le federazioni provinciali UGL Mare e UGL Chimici, rappresentate rispettivamente dagli augustani Giuseppe Vattiata (nella foto) ed Enzo Toscano, si dichiarano seriamente preoccupate per il numero di morti bianche registrato nella zona del petrolchimico siracusano. “Ho visto morire il marinaio lettone – dichiara Giuseppe Vattiata, che la sera dell’incidente stava prestando servizio al porto – siamo stanchi e impauriti dal numero di eventi tragici”.
“Pare che i costi della produttività industriale prevedano, ormai, la facile perdita di vite umane – sostiene Enzo Toscano –. Il marinaio lettone, l’ultimo caduto sul lavoro, deve, insieme agli altri morti, lasciare il solco nel sistema di prevenzione e sicurezza attuato dalle aziende. Non si può continuare ad assistere passivamente a un eccidio di lavoratori senza che le autorità si calino a fondo nelle realtà industriali dove la sicurezza non è interpretata quale unico sistema per prevenire incidenti bensì quale impiccio e fonte di oneri gravosi. C’è bisogno di controlli veri. Il signor Prefetto si prenda il tempo di oltrepassare i tornelli insieme agli operai e di vedere come si lavora tutti i giorni all’interno delle aziende industriali, si prenda il tempo di osservare come viene eseguito un carico nave”.
“Non vorremmo che alla fine emerga che la colpa è stata del povero marinaio lettone – conclude Vattiata –. Non vorremmo sentirci dire che il lavoratore ha eseguito qualche manovra errata e, così semplicemente, si giunga all’archiviazione del caso. Confidiamo nel ruolo della magistratura e la esortiamo ad andare fino in fondo, ispezionando quanto di irregolare c’è all’interno di alcune aziende industriali
“Pare che i costi della produttività industriale prevedano, ormai, la facile perdita di vite umane – sostiene Enzo Toscano –. Il marinaio lettone, l’ultimo caduto sul lavoro, deve, insieme agli altri morti, lasciare il solco nel sistema di prevenzione e sicurezza attuato dalle aziende. Non si può continuare ad assistere passivamente a un eccidio di lavoratori senza che le autorità si calino a fondo nelle realtà industriali dove la sicurezza non è interpretata quale unico sistema per prevenire incidenti bensì quale impiccio e fonte di oneri gravosi. C’è bisogno di controlli veri. Il signor Prefetto si prenda il tempo di oltrepassare i tornelli insieme agli operai e di vedere come si lavora tutti i giorni all’interno delle aziende industriali, si prenda il tempo di osservare come viene eseguito un carico nave”.
“Non vorremmo che alla fine emerga che la colpa è stata del povero marinaio lettone – conclude Vattiata –. Non vorremmo sentirci dire che il lavoratore ha eseguito qualche manovra errata e, così semplicemente, si giunga all’archiviazione del caso. Confidiamo nel ruolo della magistratura e la esortiamo ad andare fino in fondo, ispezionando quanto di irregolare c’è all’interno di alcune aziende industriali
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