“Pare che i costi della produttività industriale prevedano, ormai, la facile perdita di vite umane – sostiene Enzo Toscano –. Il marinaio lettone, l’ultimo caduto sul lavoro, deve, insieme agli altri morti, lasciare il solco nel sistema di prevenzione e sicurezza attuato dalle aziende. Non si può continuare ad assistere passivamente a un eccidio di lavoratori senza che le autorità si calino a fondo nelle realtà industriali dove la sicurezza non è interpretata quale unico sistema per prevenire incidenti bensì quale impiccio e fonte di oneri gravosi. C’è bisogno di controlli veri. Il signor Prefetto si prenda il tempo di oltrepassare i tornelli insieme agli operai e di vedere come si lavora tutti i giorni all’interno delle aziende industriali, si prenda il tempo di osservare come viene eseguito un carico nave”.
“Non vorremmo che alla fine emerga che la colpa è stata del povero marinaio lettone – conclude Vattiata –. Non vorremmo sentirci dire che il lavoratore ha eseguito qualche manovra errata e, così semplicemente, si giunga all’archiviazione del caso. Confidiamo nel ruolo della magistratura e la esortiamo ad andare fino in fondo, ispezionando quanto di irregolare c’è all’interno di alcune aziende industriali
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