Secondo vertice europeo delle donne al potere: Ugl Sicilia - necessaria maggiore parità nella sfera politica
La Coordinatrice dell’Ufficio Pari opportunità UGL Sicilia,Gianna Di Martino (nella foto) ,informa sugli esiti dell’ultimo Vertice europeo delle donne al potere:
-Maria Teresa Fernandez de la Vega, primo vice presidente del governo spagnolo ed il ministro della parità Bibiana Aido, la ministra britannica delle donne e presidente della Camera dei Comuni Harriet Harman hanno inaugurato questo mercoledì, a Cadix, il secondo vertice europeo delle donne al potere, che intende dare nuovo impulso alla parità tra donne e uomini in seno all’UE. Secondo il ministro spagnolo per la parità solo il 25% dei parlamentari nazionali sarebbero donne e la stessa cifra si applica alle donne ministri dei governi di ogni Stato membro. Nel 2008 solo sette Stati dei 27 membri contavano il 30% di parlamentari donne, contro il 35% in seno al Parlamento europeo. Tuttavia, in seno ai consigli di amministrazione delle grandi imprese europee solamente un membro su dieci è una donna e solo il 3% è alla testa dei consigli e ciò malgrado le donne rappresentino in Europa il 60% dei laureati. La ministra ha sottolineato la dimensione nazionale, europea ed internazionale della lotta per la parità tra donne ed uomini, menzionando in particolare i paesi in via di sviluppo, ed ha insistito per la creazione di un futuro organismo incaricato delle questioni di parità in seno alle Nazioni Unite. La prima vicepresidente del governo spagnolo ha qualificato “urgente operare per combattere l’impunità della violenza alle donne che si ritrova su scala mondiale e si manifesta sotto diverse forme”. La presidenza spagnola ha quindi proposto la messa in opera di un osservatorio europeo contro la violenza a carattere sessista e l’ordinanza europea di protezione delle vittime. La ministra britannica Harman ha sottolineato l’importanza di organizzare regolarmente riunioni di ministri europei in materia per migliorare la concertazione tra i paesi ed introdurre un nuovo approccio alle relazioni internazionali. “Purtroppo in Italia è ancora troppo bassa la percentuale della presenza femminile in politica. Personalmente sono contraria all’idea di garantire la rappresentanza femminile in politica attraverso le “quote rosa” perché non abbiamo bisogno di istituire né gabbie di cristallo né riserve indiane:tra l’altro vi sono esempi, come quello spagnolo, che mostrano che è possibile ottenere risultati soddisfacenti anche senza costrizioni legali. L’agibilità politica delle donne va garantita con l’attuazione di politiche di sostegno mirate —afferma Gianna Dimartino- bisogna dare centralità ai diritti,alla rappresentanza di genere,al riconoscimento ed alla sostanziale realizzazione delle pari opportunità specie nell’ambito dell’occupazione,della carriera professionale e della rappresentanza politica. Dopo le limitate misure adottate per la Camera dei Deputati nel 1993 e poi bocciate dalla Corte costituzionale due anni dopo e la riforma costituzionale approvata nel 2003 per assicurare la parità di accesso alle cariche elettive, nel 2005, l’allora ministro delle Pari opportunità,tentò di introdurre le cosiddette "quote rosa" nella nuova legge elettorale, incontrando la strenua opposizione di molti politici maschi dei due schieramenti. Da allora la questione è ancora aperta. Se oggi ancora si dibatte sul tema del rapporto tra donne e politica, è perché la presenza femminile all’interno dei luoghi della politica, dai partiti alle istituzioni locali e nazionali, è così platealmente scarsa da non poter essere non percepita come un problema
-Maria Teresa Fernandez de la Vega, primo vice presidente del governo spagnolo ed il ministro della parità Bibiana Aido, la ministra britannica delle donne e presidente della Camera dei Comuni Harriet Harman hanno inaugurato questo mercoledì, a Cadix, il secondo vertice europeo delle donne al potere, che intende dare nuovo impulso alla parità tra donne e uomini in seno all’UE. Secondo il ministro spagnolo per la parità solo il 25% dei parlamentari nazionali sarebbero donne e la stessa cifra si applica alle donne ministri dei governi di ogni Stato membro. Nel 2008 solo sette Stati dei 27 membri contavano il 30% di parlamentari donne, contro il 35% in seno al Parlamento europeo. Tuttavia, in seno ai consigli di amministrazione delle grandi imprese europee solamente un membro su dieci è una donna e solo il 3% è alla testa dei consigli e ciò malgrado le donne rappresentino in Europa il 60% dei laureati. La ministra ha sottolineato la dimensione nazionale, europea ed internazionale della lotta per la parità tra donne ed uomini, menzionando in particolare i paesi in via di sviluppo, ed ha insistito per la creazione di un futuro organismo incaricato delle questioni di parità in seno alle Nazioni Unite. La prima vicepresidente del governo spagnolo ha qualificato “urgente operare per combattere l’impunità della violenza alle donne che si ritrova su scala mondiale e si manifesta sotto diverse forme”. La presidenza spagnola ha quindi proposto la messa in opera di un osservatorio europeo contro la violenza a carattere sessista e l’ordinanza europea di protezione delle vittime. La ministra britannica Harman ha sottolineato l’importanza di organizzare regolarmente riunioni di ministri europei in materia per migliorare la concertazione tra i paesi ed introdurre un nuovo approccio alle relazioni internazionali. “Purtroppo in Italia è ancora troppo bassa la percentuale della presenza femminile in politica. Personalmente sono contraria all’idea di garantire la rappresentanza femminile in politica attraverso le “quote rosa” perché non abbiamo bisogno di istituire né gabbie di cristallo né riserve indiane:tra l’altro vi sono esempi, come quello spagnolo, che mostrano che è possibile ottenere risultati soddisfacenti anche senza costrizioni legali. L’agibilità politica delle donne va garantita con l’attuazione di politiche di sostegno mirate —afferma Gianna Dimartino- bisogna dare centralità ai diritti,alla rappresentanza di genere,al riconoscimento ed alla sostanziale realizzazione delle pari opportunità specie nell’ambito dell’occupazione,della carriera professionale e della rappresentanza politica. Dopo le limitate misure adottate per la Camera dei Deputati nel 1993 e poi bocciate dalla Corte costituzionale due anni dopo e la riforma costituzionale approvata nel 2003 per assicurare la parità di accesso alle cariche elettive, nel 2005, l’allora ministro delle Pari opportunità,tentò di introdurre le cosiddette "quote rosa" nella nuova legge elettorale, incontrando la strenua opposizione di molti politici maschi dei due schieramenti. Da allora la questione è ancora aperta. Se oggi ancora si dibatte sul tema del rapporto tra donne e politica, è perché la presenza femminile all’interno dei luoghi della politica, dai partiti alle istituzioni locali e nazionali, è così platealmente scarsa da non poter essere non percepita come un problema
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