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Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Siracusa: Scatti della memoria. Immagini e documenti dell’archivio storico della Soprintendenza

In occasione della Settimana della Cultura, è stata inaugurata la mostra Scatti della memoria. Immagini e documenti dell’archivio storico della Soprintendenza, presso la Sala Caravaggio della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Siracusa. L’evento, organizzato in concerto con Il Servizio per i Beni Bibliografici e Archivistici e l’Archivio Storico Fotografico nasce dalla volontà di aprire alla cittadinanza un patrimonio sommerso di indubbio valore comunicazionale, attraverso un percorso volutamente “binario” tra immagini e documenti d’archivio, per una pertinenza territoriale interprovinciale che afferiva alla allora “Regia Soprintendenza alle Antichità” di Siracusa.
L’ASF è composto da 230mila negativi tra lastre di vetro (13x18cm., 10x15cm., 18x24cm., pellicole piane (13x18cm., 18x24cm.), pellicole 6x6 e 35mm.; della maggior parte di essi si conservano anche i positivi su carta all’albumina e cianotipica.
In un’atmosfera suggestiva accentuata dalle note melanconiche di adagi per pianoforte il visitatore viene risucchiato nel tempo, in frammenti di memoria che testimoniano la storia di un’identità. Uomini e cose di Sicilia come direbbe Gabriella D’Agostino che raccontano, ancora una volta una fetta della nostra Isola.
Entrando dal portone monumentale di quello che fu il Museo Nazionale e che fa da sfondo al lento procedere di un portatore d’acqua, nello “scatto princeps” scelto come icona dell’evento, il visitatore viene guidato da personale specializzato pronto a soddisfare curiosità e condividere un’emozione.
Per scelta, le immagini che si susseguono su uno schermo (circa 300) e provenienti dai siti archeologici della “provincia” sotto tutela (Agrigento, Catania, Enna, Ragusa, Siracusa, Messina e le Eolie) non hanno didascalia per non “inquinare” il sentire; sembra quasi una dimensione privata della fruizione, immagini del “proprio” vissuto e pertanto conosciuto e amato, dove si vedono gli “uomini” ma anche le “cose”; dove si rintracciano volti, partecipazioni a eventi (es. i bambini negli scavi), tecnologie applicate durante le campagne di scavo ecc. .
Le immagini proiettate (selezionate dal personale tecnico) sono foto digitali di foto d’archivio (cioè strumenti utilizzati come documentazione ufficiale e che, secondo le allora modalità di conservazione, si trovano incollate su cartoncino con le specifiche identificative) divise per province, quelle esposte sono invece foto riguardanti Siracusa, presenti nella collezione in quanto testimonianze di eventi (es. la visita di Vittorio Emanuele III a Siracusa il “trasferimento” dei reperti al castello Eurialo come precauzione durante il periodo bellico ecc.).
Il percorso, sapientemente segmentato in 5 vetrine e arricchito dall’esposizione di una fotocamera da campagna della fine dell’ottocento affiancata da una Linhof Kardan color del 1920 si snoda attraverso un “racconto” locale; lo sfondo di ogni vetrina è costituito dall’ingrandimento della prima foto esposta nella bacheca stessa e ciò che è narrato nelle foto dialoga mirabilmente con la documentazione posta sul piano. Se nella prima vetrina, “sull’inquadratura del Castello Eurialo”, si ricorda la visita del re nel sito (e incontriamo l’allora soprintendente Cultrera), quella di gerarchi fascisti, alcuni luoghi-icona dell’archeologia classica, ecco che sulla base troviamo un “tracciato” storico della strumentazione fotografica dalla fine dell’ottocento fini ai nostri giorni, dalla fotocamera di campagna del 1850 fino alla reflex analogica di medio formato: al centro domina una cassetta contenente lastre fotografiche non impresse in un seminato di rullini dei vari periodi e lastre in vetro sul gocciolatoio.
Nella seconda vetrina si punta l’attenzione nel periodo 1891-94 con i restauri dell’Olimpieion (Giornale degli scavi eseguiti e la relazione dello stato di conservazione dei reperti trovati a firma Paolo Orsi), del Teatro greco (sullo sfondo domina una veduta del teatro) e la relazione a firma di Cavallari del 1891, Direttore dei Musei, Scavi e monumenti del Regno sullo stato dei monumenti e siti di Siracusa: mirabili le immagini dei siti esposti (latomie dei Cappuccini, teatro romano, Orecchio di Dionisio) risalenti ai primi decenni del secolo scorso.
La III vetrina ci riconduce al periodo bellico e alla decisione del trasferimento dei reperti (opportunamente imballati) nei sotterranei del castello Eurialo: domina il sarcofago di Adelfia (originariamente collocato proprio nella sala che ospita la mostra) che, come si attesta dalle foto, venne “foderato” di mattoni e sacchi. Sul piano vengono esposti i documenti attestanti due trasferimenti (16 giugno e 10 luglio 1940 e successivamente 1942) a firma di Bernabò Brea (soprintendente in quegli anni) sullo sfondo si apre la VI sala dell’allora Museo Nazionale
La IV vetrina, che vede sulla gigantografia un Paolo Orsi durante lo scavo di Piazza S. Giuseppe, documenta interventi di restauro molto importanti, come la demolizione della caserma spagnola per “disinglobare” il tempio di Apollo. Sul piano si possono ammirare dei taccuini di scavo del 1909.
Un attimo di riflessione è necessario sulla V bacheca che contiene un rotolo membranaceo del sec. XVIII contenente un testo sacro in ebraico: detto Rotolo di Ester sequestrato dai Carabinieri recentemente e vincolato come patrimonio della Biblioteca Paolo Orsi (sul fondo un particolare del ductus). Probabilmente confezionato in Spagna come parrebbe dalla scrittura sefardita è costituito da strisce in pelle cucite tra loro ad impuntura, fissato ad un supporto ligneo (umbilicus) terminante con un perno nella parte superiore (questo lo caratterizza distinguendolo dal rotolo della Torah che invece è ancorato a due supporti lignei). La presenza di questo tassello nel percorso descritto, che conferma l’azione su territorio della Soprintendenza in termini di tutela e vigilanza, contribuisce a sottolineare come la sacralità dei luoghi e dei simboli travalica i confini geografici che li hanno pensati e prodotti, ogni cosa è frammento di noi indipendentemente dalla sua provenienza, noi che procediamo in “una terra nomade fissata da un cielo”.
La mostra resterà aperta per tutto il mese di maggio.


R.C.Giordano

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