Sull’analisi queste parole chiave, che ricordano un gioco di rime, si è strutturato il Convegno di oggi, martedì 13 luglio 2010, organizzato presso la Sede della Banca d’Italia di Palermo, in collaborazione con il Comune del capoluogo e la partecipazione dell’Università degli Studi.
Una rosa di illustri nomi, quella dei relatori, è intervenuta e si è confrontata su un argomento di "scottante attualità" quale quello della riforma dei Servizi Pubblici Locali.
"Un manifesto di comportamento politico – qualcuno potrebbe pensare – o forse una buona scuola di artificio retorico di compianto di un passato quasi glorioso di buon funzionamento della Res Publica locale"? Strano a dirsi, ma le aspettative di chi vorrebbe credere che i circoli intellettuali e dirigenziali stanno ancora cullandosi dietro ciò che fu o accapigliandosi per le responsabilità del cattivo funzionamento del presente, potrebbe rimanere deluso.
Gli interventi, di indubbia chiarezza espositiva, velocità di relazione e concretezza di idee e progetti, hanno lanciato finalmente quei suggerimenti pratici di cui non solo la nostra città ma – in maniera molto più globale – la nostra regione e l’intero mezzogiorno hanno bisogno per cominciare a mettere in pratica le best practices – le buone pratiche di azione politica, cioè – che sembravano ormai un miraggio in un momento estremamente delicato di crisi congiunturale, non soltanto economica, ma politica e gestionale in generale.
Un maggiore intervento dell’iniziativa privata, è stato propugnato non soltanto da Giovanni Pepi, che ha presenziato all’incontro come moderatore dei lavori oltre che da giornalista, condirettore responsabile del G.d.S., ma anche dallo stesso rappresentante di Confindustria, Albanese che, ben conscio dei problemi presentati dalle aziende presenti sul territorio, ha fornito degli spunti di riflessione reali e concreti: l’attribuzione a privati della manutenzione di strade e fogne, ad esempio, o – ancora più di scottante attualità – la presa in carico della gestione delle attività di formazione professionale, campo assolutamente noto e mal gestito in Sicilia, ma dalle altissime potenzialità che se, affidato a chi realmente conosce e ha a cuore le necessità di competenze del territorio, potrebbe trovare dimensione di realizzazione e utilizzazione concreta delle professionalità formate.
Ma quali altre strategie possono essere vincenti nella resa di un servizio pubblico efficace ed efficiente, capace di tirare una boccata di lungo respiro senza che gravosi costi ricadano soltanto sulla p.A. né tantomeno sui cittadini? È stato questo l’argomento centrale dell’intervento di Sebastiano Bavetta il quale, sottolineando come il "contratto sociale" siglato negli anni ’90 fra amministrazione e cittadini sia oggi assolutamente insostenibile sia sul fronte politico sia su quello economico, ha posto l’accento sullo spostamento di oneri economici che, dal nazionale, riguardano oggi il locale; dopo gli interventi del ministro Tremonti, tuttavia, la storia si è modificata, ha ricordato l’Assessore al Bilancio e tali costi, gravando sul cittadino, hanno fatto sì che venisse meno la sostenibilità delle pratiche di gestione economica stabile capace di permettere standard elevati. L’innovazione dei servizi pubblici sarà allora lo strumento vincente: non più il Comune quale triplice attore del servizio, ovvero fornitore, compratore e regolatore, ma piuttosto un’amministrazione decentrata, capace di restituire vitalità al sistema. Una valutazione esterna come momento di confronto e non di giudizio, un acquisto separato dal consumatore che offra a quest’ultimo capacità di scelta, opzioni di libero mercato alla ricerca del servizio più efficiente e al "prezzo" più conveniente.
Vari interventi extra programma, da Maurizio Carta, esperto del piano integrato, all’assessore comunale Pellegrino – rappresentante CGIL – hanno concluso una giornata densa e propositiva di cui, probabilmente, soltanto un momento di confronto successivo potranno definire meglio e con maggiore delimitazione la via più opportuna da seguire per un cambiamento concreto e sostenibile.
Una rosa di illustri nomi, quella dei relatori, è intervenuta e si è confrontata su un argomento di "scottante attualità" quale quello della riforma dei Servizi Pubblici Locali.
"Un manifesto di comportamento politico – qualcuno potrebbe pensare – o forse una buona scuola di artificio retorico di compianto di un passato quasi glorioso di buon funzionamento della Res Publica locale"? Strano a dirsi, ma le aspettative di chi vorrebbe credere che i circoli intellettuali e dirigenziali stanno ancora cullandosi dietro ciò che fu o accapigliandosi per le responsabilità del cattivo funzionamento del presente, potrebbe rimanere deluso.
Gli interventi, di indubbia chiarezza espositiva, velocità di relazione e concretezza di idee e progetti, hanno lanciato finalmente quei suggerimenti pratici di cui non solo la nostra città ma – in maniera molto più globale – la nostra regione e l’intero mezzogiorno hanno bisogno per cominciare a mettere in pratica le best practices – le buone pratiche di azione politica, cioè – che sembravano ormai un miraggio in un momento estremamente delicato di crisi congiunturale, non soltanto economica, ma politica e gestionale in generale.
Un maggiore intervento dell’iniziativa privata, è stato propugnato non soltanto da Giovanni Pepi, che ha presenziato all’incontro come moderatore dei lavori oltre che da giornalista, condirettore responsabile del G.d.S., ma anche dallo stesso rappresentante di Confindustria, Albanese che, ben conscio dei problemi presentati dalle aziende presenti sul territorio, ha fornito degli spunti di riflessione reali e concreti: l’attribuzione a privati della manutenzione di strade e fogne, ad esempio, o – ancora più di scottante attualità – la presa in carico della gestione delle attività di formazione professionale, campo assolutamente noto e mal gestito in Sicilia, ma dalle altissime potenzialità che se, affidato a chi realmente conosce e ha a cuore le necessità di competenze del territorio, potrebbe trovare dimensione di realizzazione e utilizzazione concreta delle professionalità formate.
Ma quali altre strategie possono essere vincenti nella resa di un servizio pubblico efficace ed efficiente, capace di tirare una boccata di lungo respiro senza che gravosi costi ricadano soltanto sulla p.A. né tantomeno sui cittadini? È stato questo l’argomento centrale dell’intervento di Sebastiano Bavetta il quale, sottolineando come il "contratto sociale" siglato negli anni ’90 fra amministrazione e cittadini sia oggi assolutamente insostenibile sia sul fronte politico sia su quello economico, ha posto l’accento sullo spostamento di oneri economici che, dal nazionale, riguardano oggi il locale; dopo gli interventi del ministro Tremonti, tuttavia, la storia si è modificata, ha ricordato l’Assessore al Bilancio e tali costi, gravando sul cittadino, hanno fatto sì che venisse meno la sostenibilità delle pratiche di gestione economica stabile capace di permettere standard elevati. L’innovazione dei servizi pubblici sarà allora lo strumento vincente: non più il Comune quale triplice attore del servizio, ovvero fornitore, compratore e regolatore, ma piuttosto un’amministrazione decentrata, capace di restituire vitalità al sistema. Una valutazione esterna come momento di confronto e non di giudizio, un acquisto separato dal consumatore che offra a quest’ultimo capacità di scelta, opzioni di libero mercato alla ricerca del servizio più efficiente e al "prezzo" più conveniente.
Vari interventi extra programma, da Maurizio Carta, esperto del piano integrato, all’assessore comunale Pellegrino – rappresentante CGIL – hanno concluso una giornata densa e propositiva di cui, probabilmente, soltanto un momento di confronto successivo potranno definire meglio e con maggiore delimitazione la via più opportuna da seguire per un cambiamento concreto e sostenibile.
Mariadonata Fricano
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