Ridurre il precariato scolastico adottando non più la chiamata nominativa, ma utilizzando i migliaia di candidati già inseriti nelle graduatorie ad esaurimento provinciali per svolgere supplenze nelle scuole paritarie o legalmente riconosciute: a proporlo è Bartolo Pavone (nella foto), segretario regionale dell'Ugl Scuola Sicilia, a seguito della soppressione, per il prossimo anno scolastico, di almeno 4mila cattedre nella regione per effetto dei tagli agli organici attuati dal governo. Per limitare i danni dei tagli, che si tradurranno in altrettanta mancata occupazione del personale non di ruolo, Pavone sostiene che "basterebbe formare classi di 20 alunni per ottenere circa 50.000 posti di lavoro, dove potrebbero essere chiamati i precari inclusi nelle graduatorie provinciali e successivamente in caso di esaurimento delle stesse chiamare dalle graduatorie interne di istituto". In questo modo "si eviterebbero disparità di trattamento e una giusta applicazione delle procedure verso tutti". Secondo il sindacalista anche le norme scolastiche permetterebbero di utilizzare i precari negli istituti privati: "dal 1° settembre del 2000 - dice Pavone - è stato stabilito che il servizio prestato in queste scuole è da considerarsi ai fini giuridici come quello prestato nelle scuole statali, cioè 12 punti utili per l'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento". Il segretario regionale Ugl si chiede quindi per quale motivo i dirigenti scolastici debbano continuare "a chiamare i supplenti direttamente, senza il rispetto di una graduatoria in ordine di punteggio". In Sicilia il problema del precariato scolastico è molto sentito: per sollecitare le autorità scolastiche a trovare delle soluzioni alla loro probabile mancata conferma della supplenza, da ieri a Palermo tre lavoratori non di ruolo hanno avviato lo sciopero della fame davanti all'ufficio scolastico provinciale.
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