Luca Vecchio |
Il sistema delle relazioni sindacali è basato su tre modelli generali: il conflittuale, il cooperativo e il partecipativo.
Il primo modello è stato il piu’ avvalso dal sindacato quando le aziende vivevano in un mercato protetto e l’azione sindacale era finalizzata esclusivamente alla conquista e alla difesa dei diritti fondamentali e del lavoro. Per questo la nostra giurisprudenza del lavoro, a tutt’oggi, privilegia il modello conflittuale.
Con l’apertura dei mercati e quindi con l’avvento della globalizzazione secondo alcuni i diritti acquisiti sono diventati merce di scambio per inseguire la migliore produttività possibile. Su questo piano il confronto della competitività è stato perso, in partenza, con i paesi cosiddetti a basso costo, dove la cultura del rispetto dell’uomo non esiste.
Per questo, oggi, l’azione sindacale nelle politiche generali mira innanzitutto alla difesa del Lavoro, assumendo un atteggiamento cooperativo che tende ad armonizzare, ma non a perdere, i diritti dei lavoratori con le richieste del mercato globale in cui viviamo.
Senza una politica del lavoro regionale e nazionale la cooperazione è stato l’unico metodo che ha permesso al sindacato catanese di attrarre nuovi investimenti e di rilanciare i reparti produttivi della St, ponendo, oggi, il sito di Catania in condizioni di altissima competitività. Tutto questo è avvenuto in un clima di affidabilità reciproca tra le parti che ha portato quattro anni fa all’accordo dei 21 turni per migliorare la produttività della fabbrica e le condizioni di vita ed economiche dei tecnici etnei.
Con il rinnovo del contratto di secondo livello aziendale del 2009 abbiamo negoziato un nuovo strumento di calcolo trasparente che permetterà ai lavoratori della ST Catania di ricevere un premio di risultato record (dalle nostre stime circa 2400 euro lordi in un anno).
Questi accordi hanno permesso, inoltre, non solo di evitare la chiusura di un reparto di oltre 600 dipendenti ma soprattutto la creazione di nuovi posti di lavoro nel polo tecnologico etneo.
Nella vicenda di Mirafiori è mancato il rispetto. Senza una pacata discussione sui piani industriali Marchionne ha trattato da bambini i lavoratori e Confindustria chiamando ancora una volta il Governo nazionale a fare da mediatore garante. Chi firmerebbe una nuova polizza assicurativa senza conoscerne le condizioni? Ciò nonostante ci stiamo fidando ancora una volta di un’azienda che stavolta è chiamata alla grande responsabilità di dimostrare attendibilità e affidabilità, cosa che non è avvenuta con la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese.
Da questa nuova esperienza ritengo che l’unico modello di relazioni sindacali veramente innovativo e accettabile sia quello partecipativo che in altre nazioni, tra cui gli Stati uniti, esiste già. Il partecipativo si differisce dal cooperativo perché i lavoratori incidono in seno al consiglio d’amministrazione sulle scelte aziendali .
A Catania abbiamo già realizzato accordi sulla produttività per questo l’unica novità significativa introdotta con l’accordo FIAT riguarda l’abrogazione dell’accordo (solo per lo stabilimento di Torino) sulla RSU che rimanda la questione della rappresentanza allo Statuto dei Lavoratori.
Su questo tema si dovrebbe iniziare a discutere nell’interesse di tutti.
Occorre un nuovo sistema di relazioni sindacali perché allo stato attuale la nostra giurisprudenza privilegia il ricorso al modello conflittuale quale unico strumento per risolvere le vertenze del lavoro mentre non è data facoltà ai lavoratori di conoscere e di decidere della propria vita professionale.
Luca Vecchio
Segretario Regionale
UGL Metalmeccanici
Sicilia
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