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TELECOMUNICAZIONI: SICILIA E LAVORO NEI CALL CENTER, L'ALLARME DELL'UGL

Daniele Ruisi
L'Ugl ha lanciato un grido d'allarme sul fenomeno dell'esternazionalizzazione delle commesse nel settore dei call-center. In un comunicato siglato dal segretario regionale delle telecomunicazioni, Daniele Ruisi, il sindacato esprime "fortissima preoccupazione per quella che si preannuncia come la perdita, già annunciata da tempo, di 7 mila posti di lavoro soltanto in Sicilia, pari ad un danno di gran lunga superiore a quello, gravissimo, paventato per i lavoratori dell'indotto Fiat". Secondo l'esponente dell'Ugl, il "progressivo ricorso alla delocalizzazione da parte dei colossi della telefonia sta assumendo proporzioni davvero preoccupanti, tali da mettere a rischio il futuro occupazionale del personale italiano in servizio nei call center, dato il trasferimento, ormai sempre più frequente, di servizi inerenti la gestione dei clienti verso Paesi quali la Romania, la Bulgaria, l'Argentina e la Tunisia". "Servizi che - spiega Ruisi - erano fino a poco tempo fa svolti da operatori nostrani, gli unici che, a nostro avviso, sono in grado di garantire la qualità ai clienti. Siamo convinti che l'unico antidoto efficace a questo fenomeno sia infatti proprio la qualità dei servizi offerti: oltre al dato linguistico, esiste un problema da non sottovalutare, quello delle norme sulla privacy, che variano da nazione a nazione". "Appare evidente - si legge ancora, nella nota sindacale - che il rapporto tra un operatore ed un cliente entrambi italiani, possa offrire maggiori garanzie di professionalità, anche alla luce della migliore conoscenza delle regole del mercato e delle relative esigenze da parte dell'utenza". "Occorre - chiede Ruisi - porre fine alla frammentazione legislativa che, negli ultimi anni, ha consentito la delocalizzazione selvaggia del lavoro, introducendo rapidamente norme certe che circoscrivano geograficamente l'attività delle aziende".

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