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UGL: IL CONTRATTO UNICO DEL LAVORO :LE RAGIONI DEL SI E LE RAGIONI DEL NO

Giovanni Condorelli

La  pluralità delle proposte per ridurre l’eccessiva instabilità dei rapporti di lavoro, rischiano di tenere in ostaggio di una architettura giuslavorista rigida, un numero notevole di lavoratori.
L’ipotesi di un contratto unico del lavoro dovrebbe  prevedere  una maggiore protezione del lavoro, nonché la continuità dello stesso: sulla scorta dei dati sui lavoratori  precari nel 2010 si registrano in Sicilia, 350.312 contratti a termine pari al  24,4%, mentre su base nazionale si contano 3.941,420 contrattisti pari al 17,2%, i dati confermano che la presenza di forme contrattuali atipiche sono in aumento.
L’evoluzione del contratto unico di Boeri e Garibaldi,  proposta dal Senatore Pietro Ichino , sarebbe sostanzialmente una deroga all’art 18 dello Statuto dei lavoratori, e una tipologia contrattuale a termine, perché, nella fattispecie prevede: la stipula di un contratto a tempo indeterminato; la prova del candidato della durata di 6mesi; un periodo di inserimento, nel quale sarà possibile il licenziamento per motivi economici o organizzativi del lavoro; un contratto di ricollocazione al lavoro e l’esenzione del controllo del controllo giudiziale sul motivo oggettivo, per i licenziamenti non disciplinari.
Le ragioni del si, ci inducono alla presa di coscienza di equiparare i diritti dei lavoratori del settore pubblico, ai dipendenti instabili del settore privato, per via dei contratti atipici e delle finte partite I.V.A., che in realtà celano un rapporto di subordinazione a tutti gli effetti.
Le ragioni del no si spiegano con la flessibilità: la precarietà nei primi anni di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro  è quasi fisiologica, la fase di transizione serve ad acquisire  l’esperienza e le competenze richieste. Se poi si pensa al lavoro stagionale è impossibile chiedere una rigidità contrattuale per una offerta limitata al periodo di maggior lavoro.
La base del contratto unico poggia sulla “flessicurezza” del modello danese che comunque nel biennio della crisi economica ha registrato una notevole disoccupazione, di gran lunga superiore a quella italiana, perchè gli ammortizzatori sociali hanno consentito di ridurre i licenziamenti di massa.
Il Segretario Confederale UGL, Giovanni Condorelli, manifesta una forte resistenza al modello del mercato del lavoro duale: alle posizioni di rendita bisogna contrapporre la stabilità: tutta l’azione orizzontale e verticale dell’UGL converge su una equiparazione dei diritti tra lavoratori stabilizzati e precari.

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