CONDORELLI (UGL):PER LA SICILIA OCCORRE CRESCITA ECONOMICA ED OCCUPAZIONALE, PER RIDURRE LE “DISUGUAGLIANZE GEOGRAFICHE”
Giovanni Condorelli |
Sono trascorsi mesi dall’inizio del 2011 ed ancora dobbiamo fare i conti con la recessione economica e le pesanti conseguenze, che essa come una calamità naturale, ha lasciato dopo il suo passaggio – lo dichiara il Segretario Regionale Ugl Sicilia Giovanni Condorelli - relegando le zone del Sud, soprattutto la Sicilia, in una condizione di marginalità, in cui fattori come la delocalizzazione, il lavoro sommerso e la relativa “qualità dell’occupazione ”,etichettano l’isola, come la terra dell’ illegalità che vive grazie alla stampella del welfare.
Ma questa non vuole essere un’istantanea tesa a demonizzare la Sicilia – spiega Condorelli – ma bensì, è rivolta alla politica ed agli esiti poco rilevanti che ha prodotto nel biennio della crisi; infatti , se torniamo indietro nel tempo, grazie ad una ricerca realizzata dalla SVIMEZ, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, esattamente tra il 1952 e il 1953, il Pil pro-capite è cresciuto del 4,6% rispetto al 4,8% del Centro – Nord. Solo in Sicilia nel 2010, sostanzialmente non si sono registrati segnali di crescita, mentre si prevede un flebile segnale di ripresa nel 2011.
La crescita in quel periodo è dovuta alla presenza della Cassa del Mezzogiorno, che ha permesso di valorizzare il territorio al fine di intensificare lo sviluppo industriale siciliano – continua il sindacalista – per questo bisogna rivivere quell’esperienza che nel tempo ha contribuito allo crescita sociale ed economica isolana, con la Banca del Sud tanto invocata, ma ancora irrealizzata. Abbiamo bisogno di una struttura creditizia in grado di immettere liquidità nel sistema economico, semplificando l’accesso al credito, soprattutto per i giovani che intendono fare impresa.
Ripresa economica ed occupazionale, vuol dire ridurre le “disuguaglianze geografiche” che oggi paga la Sicilia; crediamo che sia nostro dovere rendere alla nostra terra, una “giustizia sociale”, che non sia la stampella del welfare, ma bensì una stabilità che nel tempo crei un benessere sociale per i giovani, le famiglie e le aziende.
Commenti