Francesco D'Antoni |
“Continuano i suicidi degli Agenti
di Polizia Penitenziaria, rabbia e senso
di frustrazione nei confronti di un sistema che non funziona ai livelli minimi
di sicurezza e per la popolazione detenuta e per gli operatori penitenziari”.
Questo è quanto dichiarato da Francesco D’Antoni Segretario Regionale dell’Ugl Polizia
Penitenziaria il quale ha aggiunto “dopo le numerose segnalazioni pervenute a
questo sindacato circa le pessime condizioni in cui versano gli istituti
penitenziari della Regione e dopo le numerose lamentele inviateci sulle carenze
strutturali e igienico-sanitarie che mettono in serio pericolo la salute e
l’incolumità psico-fisica del personale, giunge inaspettata l’ennesima notizia
del suicidio di un agente trapanese in servizio
nel carcere palermitano dell’Ucciardone il quale deciso di spararsi al cuore
giovedì 14 giugno, con la pistola
d’ordinanza nel vigneto di un paesino del trapanese, dove vivono i genitori".
“È una tristissima vicenda- spiega D’Antoni - che alimenta sempre più sentimenti di rabbia e
di frustrazione nei confronti di un sistema che non funziona ai livelli minimi
di sicurezza e per la popolazione detenuta e per gli operatori penitenziari”.
“Non sappiamo esattamente cosa abbia
spinto il collega a togliersi la vita – spiega D’Antoni - ma diverse saranno le cause, quali mancato
accoglimento d’istanze, carenza di servizi di assistenza psicologica ai poliziotti
che per il lavoro che svolgono, almeno semestralmente, ne dovrebbero poter
usufruire, difficoltà ad ovviare ai problemi familiari a causa delle distanze
che, a volte, si legano con gravi problemi familiari, innescando processi
d’involuzione della psiche fino alla decisione estrema del suicidio”.
“È ora
che - aggiunge il sindacalista - l’Amministrazione
vigili su questi casi, individuando a breve termine soluzioni concrete senza
limitarsi a prendere atto degli eventi luttuosi, essa, dopo l’escalation di suicidi degli scorsi anni - nell’ordine di 10/15 casi in
pochi mesi – promise ai Sindacati che avrebbe prestato particolare attenzione
alla tragica questione, con la verifica delle condizioni di disagio del
personale e l’eventuale istituzione di centri di ascolto, ancora, purtroppo non
creati”.
“Ci rivolgiamo - conclude D’Antoni
- al Ministro della Giustizia Paola Severino e a tutte le Autorità che possono
concorrere alla ricerca, all’individuazione e all’adozione di strumenti atti
alla risoluzione di questo annoso e difficile problema”.
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