di Antonella
Sferrazza (23/12/2012) www.linksicilia.it
Al momento
è solo un rumor. Ma talmente insistente da avere creato il panico tra i
sindacati, anche in Sicilia. Parliamo
dell’ipotesi di fusione tra il Gruppo Unicredit -che controlla il Banco di
Sicilia- e Intesa San Paolo. Secondo indiscrezioni che arrivano da ambienti
vicini ai due gruppi, l’operazione sarebbe utile, per evitare eventuali
scalate ostili da parte di banche estere. Ma, forse, soprattutto, servirebbe a
dare ad Intesa quella dimensione europea che al momento non ha, e, a tentare di
mettere le toppe ai bilanci non proprio floridi di entrambi i gruppi.
I vertici dei due colossi bancari negano tutto o si
trincerano dietro il più classico dei no comment. Ma, qualcosa in pentola c’è di certo.
Intanto a divulgare per primo la notizia, è stato Massimo Mucchetti, autorevole
firma del Corriere della Sera. Giornale di certo cauto quando si tratta di
banche. In sostanza, sembra di capire che, quello che non è dato sapere, è se
si tratti di un progetto definito o di una ipotesi sui cui sta lavorando. Fatto
sta che, come detto, i sindacati del settore hanno già messo le mani avanti e
hanno dedicato numerose riunioni a questo tema. Il timore, è,
principalmente, legato al tema degli esuberi. Che sarebbero migliaia, solo in
Sicilia.
“Sarebbe un’operazione
aberrante sotto tutti i punti di vista- dice a LinkSicilia Carmelo Raffa,
dirigente della Fabi- innanzitutto
comporterebbe una concentrazione eccessiva e avrebbe anche ripercussioni
devastanti sui lavoratori. Che sono già fortemete penalizzati dall’attuale
piano industriale di Unicredit e dalle indicazioni dell’Abi che in tutta Italia
prevede tagli. Devo dire che i vertici di Piazza Cordusio, che abbiamo
incontrato di recente, hanno negato l’ipotesi, ma continueremo a vigilare”.
Molto preoccupato si dice anche Filippo Virzì,
dirigente dell’Ugl Credito: “Saranno solo boatos, ma sono molto insistenti. In
pratica significherebbe migliaia di esuberi perché si determinerebbe una
sovrapposizione pesantissima in termini di sportelli, a cominciare da Palermo e
Catania. L’operazione inoltre-ha aggiunto- presenterebbe le stesse
caratteristiche di quella con cui Capitalia ha fagocitato il Banco di Sicilia.
Si ripeterebbero gli stessi errori con la conseguente scomparsa di banche
locali”.
Commenti