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CARCERI: A PALERMO ATTACCO PREMEDITATO ALLE ISTITUZIONI, GRIDO D'ALLARME DEI SINDACATI



Poteva avere delle conseguenze devastanti l’attentato di piazza Pietro CERULLI, se una serie di fortunate coincidenze non si fossero verificate. Questa volta, non scriviamo di una delle tante e ingiustificate aggressioni, su cui i media hanno copiosamente scritto e che, in alcuni casi, possono configurarsi come il frutto istintivo di un eccesso di tensione e disagio di chi vive il carcere ma di un attacco ancor più grave, pre-meditato e mirato alle Istituzioni.
Alcuni giorni addietro, un pacco bomba indirizzato ad un sovrintendente di Polizia Penitenziaria operante presso il Pagliarelli di Palermo solo casualmente non è esploso nelle mani del destinatario.
L’accaduto mette in chiara luce l’eccessiva vulnerabilità a cui è pericolosamente esposto il sistema penitenziario, soprattutto negli ultimi anni, conseguenza di una politica scellerata di tagli e di ristrettezze ai danni della Sicurezza del Paese e della incolumità degli operatori addetti alla Difesa. Se, nonostante i mancati investimenti nel settore, il sistema penitenziario siciliano e nazionale ancora oggi sta a fatica in piedi lo si deve a chi, con grande professionalità, ogni giorno si trova ad affrontare enormi problematiche economiche e strutturali che vanno dalla carenza di organico e di mezzi alle più spicciole esigenze, quali la difficoltà di reperire materiale di cancelleria per i vari uffici.
“Abbiamo la percezione, come Organizzazioni sindacali, che l'organo regionale dell’Amministrazione Penitenziaria siciliana stia operando solo con una burocrazia disarmante, ancorché preoccupante per i lavoratori della Sicurezza”.
La regione Sicilia soffre di una considerevole carenza di personale, è la Regione che accoglie il maggior numero di strutture penitenziarie e che, inevitabilmente, subisce le conseguenze negative del sovraffollamento.
Se la presenza di 7100 detenuti a fronte di una capienza pari a 5500, se la carenza di oltre 1000 poliziotti penitenziari, da soli non bastano a far comprendere che occorre una svolta politica indirizzata ad una maggiore collaborazione con i sindacati e alla ricerca degli strumenti adatti a ridare sicurezza al nostro sistema penitenziario, allora a pagare continueranno ad essere i nostri Poliziotti Penitenziari, vittime della politica dell’indifferenza e del risanamento economico del Paese. Dopo quanto accaduto, le scriventi OO.SS. pretendono responsabilità e fattività da parte di chi siede nelle giuste poltrone, per ridare alla Polizia Penitenziaria serenità e dignità, faticosamente conquistate nel tempo ma che ora rischiano di perdere a causa di un disarmante immobilismo politico.
Quello del pacco bomba non è un fatto che può passare inosservato, “siamo certi che il Prefetto di Palermo convocherà urgentemente il comitato dell’ordine e della sicurezza pubblica straordinario, invitando non solo i vertici della Polizia Penitenziaria ma anche i rappresentanti sindacali dei lavoratori, vista l’inaudita gravità dei fatti accaduti”.
E non si pensi di poter risolvere le problematiche penitenziarie, quale quella dell’organico, attraverso un abbattimento della sicurezza interna alle carceri, così come prevede il piano del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. È bene ricordare che la normativa sanzionatoria prevista dal Codice Penale in materia di colpa del custode non è ancora stata modificata e ciò, nel caso in cui dovesse venire meno l'osservazione e il contatto diretto con il detenuto a seguito del progetto del DAP, renderebbe maggiormente vulnerabile il personale in servizio di fronte a situazioni emergenziali non gestibili.

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