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SUICIDIO DI UN ASSISTENTE CAPO DI POLIZIA PENITENZIARIA, D’ANTONI (UGL), “E’ UN FENOMENO CHE VA ARRESTATO , ABBIAMO BISOGNO DI CONCRETEZZA E TEMPESTIVITÀ”


Francesco D'Antoni 
“Dopo le molteplici segnalazioni pervenute all’Ugl Polizia Penitenziaria circa le pessime condizioni in cui versano gli istituti penitenziari della Regione e dopo le numerose lamentele inviateci sulle carenze strutturali e igienico-sanitarie che mettono in serio pericolo la salute e l’incolumità psico-fisica del personale, giunge l’ennesima notizia del suicidio di un collega – spiega il Segretario Regionale  della Sicilia dell’Ugl  Polizia Penitenziaria, Francesco D’Antoni”.
“È il secondo caso quello del 13 luglio  riguardante il collega  Assistente capo della Polizia penitenziaria, in servizio presso il carcere "Petrusa" di Agrigento,   in meno di una settimana ed il terzo in un mese - approfondisce il sindacalista - è una tristissima vicenda che alimenta sempre più sentimenti di rabbia e di frustrazione nei confronti di un sistema che non funziona ai livelli minimi di sicurezza e per la popolazione detenuta e per gli operatori penitenziari”.
 “Siamo sgomenti e profondamente rammaricati – aggiunge D’Antoni  - nell’apprendere del suicidio del collega.
Non sappiamo esattamente cosa lo abbia spinto a togliersi la vita, ma di certo la Polizia penitenziaria, nonostante i numerosi suicidi, non ha assistenza psicologica che, per il lavoro che svolge, almeno semestralmente, ne dovrebbe poter usufruire.
Chi lavora in un Istituto penitenziario,  dove gli imprevisti e le delicate operazioni di servizio, dove l’ascolto delle diverse situazioni e la necessità d’intervenire tempestivamente e con rigore per la risoluzione delle problematiche, che si evolvono di minuto in minuto all’interno di queste strutture (che rischiano di scoppiare per la difficoltà di contenere l’enorme carico di tensione) e richiedono nervi tesi e concentrazione al massimo , deve necessariamente essere dotato, proprio per la peculiarità del servizio, di un substrato psicologico tale da consentirgli, poi, di affrontare la normale quotidianità, qualora si presentino particolari problematiche”.
Questa “preparazione interiore”, tuttavia, - per il sindacalista -  deve, come da tempo le OO.SS. richiedono, essere supportata e alimentata da interventi concreti da parte di chi ha le competenze per farlo e che, ancora oggi, si trastulla in studi del fenomeno  adducendo, poi, la causa scatenante alla sfera personale.
“Abbiamo bisogno di concretezza e tempestività  - conclude D’Antoni, - ancora una volta l’Ugl P.P. chiede che vengano attivati, con estrema urgenza, presso tutti i Comandi di Polizia penitenziaria i tanto acclamati Centri di ascolto e di supporto psicologico a favore dei baschi azzurri, di cui tanto su carta si è parlato. Sul caso pullulano circolari e comunicati.
L’Ugl P.P. chiederà, inoltre, una convocazione urgente da parte del Provveditore regionale per la Sicilia, dott. Maurizio Veneziano, affinché venga, una volta per tutte, affrontata seriamente la questione. Non intendiamo ancora aspettare i farraginosi tempi dell’Amministrazione centrale.
 Il diniego alle richieste che avanzeremo o la manifestazione di comportamenti superficiali ci porterà a breve ad organizzare proteste in tutte le piazze della Regione, dove il supporto dei cittadini di certo non verrà a mancare.
Non vogliamo il pianto di altre madri, di altre mogli e di altri figli.
Non è giusto che la Polizia penitenziaria continui a pagare le colpe di un sistema che non va più!!!!

Ci rivolgiamo al Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, e a tutte le Autorità non più per la ricerca e l’individuazione di strumenti atti alla risoluzione di questo annoso e difficile problema (già su carta questi sono stati trovati) ma per l’immediata adozione dei centri di ascolto”. 

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