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L'ALLARME DI CONFINDUSTRIA PALERMO, "URGE SOLUZIONE PER ALMAVIVA", A RISCHIO 4.500 POSTI DI LAVORO

Claudio Marchesini
PALERMO - "Una nuova bomba sociale sta per abbattersi su Palermo. E' il caso Almaviva". L'emergenza è nota e riguarda i 4.500 dipendenti palermitani della multinazionale con sedi in Brasile, Tunisia e Cina che si occupa di call center per grandi compagnie (su Palermo Enel, Tim, Wind, Skype e Alitalia ma anche Amg) e innovazione tecnologica. La novità, semmai, sta in chi lancia l'allarme: Confindustria Palermo.
Una mossa inedita per l'associazione degli industriali che ha così deciso di scendere in campo in difesa di uno dei propri associati e che riaccende i riflettori su una vertenza che si trascina da anni. L'azienda ha chiesto più volte alla Regione un locale dove potersi trasferire, pagando il relativo canone, visto che il fatturato è calato e si rischia la chiusura della sede cittadina aperta da 12 anni. Una crisi dovuta anche alla questione Alitalia, su cui lavorano ben mille dipendenti.
“Finalmente Confindustria si sveglia dopo tre anni di denunce delle organizzazioni sindacali - dice Claudio Marchesini, segretario provinciale dell'Ugl - sono stati fatti tanti passa avanti, abbiamo dato soluzioni all’azienda, anche per la sede, ma non sono state prese in considerazione. La contrazione dei volumi dipende anche dalla delocalizzazione interna, fatta in Italia”.
"Malgrado tutto - dice Confindustria - Almaviva ha anche manifestato la propria disponibilità a trasferire la sede legale sull’Isola e dunque a pagare i tributi alla Regione Siciliana. Ma il paradosso è che si susseguono incontri e confronti, si aprono i tavoli, ma non arrivano le risposte concrete di cui l’impresa ha bisogno. Una soluzione si può trovare. Non c’è più tempo da perdere – conclude Confindustria Palermo -. Il momento è estremamente delicato e non consente più alcun rinvio o ritardo nell’affrontare e risolvere in maniera definitiva la questione sollevata dal gruppo imprenditoriale. Urge una soluzione concreta e immediata. Altrimenti piangeremo le conseguenze di una altro caso Fiat".
Una delle soluzioni sul tavolo sarebbe quella della fuoriuscita, mediante una legge regionale, di 106 ex lsu con un risparmio di 3,6 milioni. Mentre per la sede gli industriali chiedono un bene confiscato.
 
(Articolo tratto da LiveSicilia)

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