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ALMAVIVA : TAVOLO TECNICO IL 24 FEBBRAIO

Almaviva, azienda a rischio. 
Rifiutato il locale di via La Malfa Nel tavolo prefettizio l'immobile confiscato è stato dichiarato inidoneo dall'azienda che pone l'accento sulla diminuzione delle commesse.Marchesini (Ugl): "La politica dia una risposta forte, non c'è più tempo". PALERMO - Colpo di scena nella vertenza Almaviva. L’azienda, che a Palermo conta quasi 5mila dipendenti tra contratti a tempo indeterminato e a progetto, ha infatti rifiutato l’immobile confiscato di via Ugo La Malfa che sembrava potesse essere la soluzione del problema, consentendo all’azienda di non chiudere la sede cittadina. I vertici di Amaviva però, spiazzando i presenti, hanno definito il locale inidoneo e soprattutto precisato che il problema principale resta la perdita mensile di mezzo milione di euro. Il vertice, al quale hanno partecipato gli assessori regionali Linda Vancheri ed Ester Bonafede, il presidente di Confindustria Alessandro Albanese, l’agenzia per i beni confiscati, gli assessori comunali Marco Di Marco e Luciano Abbonato e i sindacati confederali e di categoria, è servito comunque a fissare un nuovo appuntamento: un tavolo tecnico per il 24 febbraio che coinvolga anche i ministeri competenti. “L’azienda ha dichiarato di non voler spostare le attività altrove, ma di cercare soluzioni a Palermo - dice Claudio Marchesini dell’Ugl - ma abbiamo scoperto che l’azienda non è interessata al bene confiscato di via Ugo La Malfa che non risponderebbe ai requisiti richiesti. Il problema primario sono le commesse che si riducono e una perdita di mezzo milione al mese, quindi la questione della sede è ormai secondaria”. Sul tavolo ci sarebbero altri tre o quattro immobili che potrebbero ospitare la nuova sede dell’azienda, ma servono circa sette milioni di euro per non chiudere i battenti. Per non parlare di un piano industriale che garantisca l’occupazione e i traffici. “Il fattore tempo è diventato determinante, ringraziamo le istituzioni che dopo tre anni si sono sedute attorno a un tavolo - continua Marchesini - cosa che si sarebbe potuta fare tre anni fa avendo a che fare con problemi minori, oggi invece l’azienda dichiara di essere arrivata al capolinea. Rischiamo di perdere la più grande azienda di servizi del Sud Italia, il che innescherebbe un meccanismo a catena per gli altri settori delle telecomunicazioni in Sicilia. Bisogna inoltre equiparare tutte le aziende per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, quello di Almaviva è un lavoro eccellente ma ai dipendenti non possono essere chiesti più sacrifici, abbiamo dato tutto quello che potevamo. Ora tocca alla politica dare una risposta forte, speriamo che il tavolo trovi soluzioni subito, non c’è più tempo”.

Articolo tratto da "LiveSicilia". di Roberto Immesi

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