Franco Marino |
Dopo l’audizione dell’11 giugno dei
sindacati rappresentati dalle Segreterie Provinciali con le RSA aziendali di Ugl
Credito, Fiba Cisl, Fisac Cgil,
Uilca Uil e Fabi, in ordine alle problematiche economiche e finanziarie in
cui versa la società Sviluppo Italia
Sicilia, presso la Commissione II - Bilancio e Programmazione dell’ARS, sono intervenuti i rappresentanti dell’Ugl
Credito , si legge in una nota Filippo
Virzì, Segretario Provinciale di Palermo e Franco Marino, rappresentante sindacale aziendale.
Per Franco Marino , “la Regione Siciliana ha acquistato la società
il 1 aprile 2008 che presentava utili per 6 milioni di euro derivanti dalle attività di creazione
d’impresa ed al momento dell’acquisizione ha richiesto l’assunzione di 38
addetti che a vario titolo avevano prestato servizio in qualità di precari (
parenti e amici di politici regionali di vari partiti ) alcuni dei quali
sprovvisti di laurea che ha contribuito in larga parte alla perdita di
esercizio determinando l’attuale
situazione finanziaria”.
“E’ irresponsabile -
aggiunge il sindacalista - il comportamento del socio che parla di prospettive
di sviluppo della regione e poi annienta uno dei pochi strumenti dotati di
risorse finanziarie proprie in grado di
dare risposte ai giovani ed ai disoccupati siciliani con le agevolazioni del
prestito d’onore che gestisce a livello territoriale.
La società è stata utilizzata come un bancomat dal socio
regione che ha affidato commesse in perdita che altrimenti non sarebbe stata in
grado di portare avanti restituendo ulteriori milioni di euro alla Unione
europea”.
“La società - precisa Marino - non grava sul bilancio
regionale per un euro ma vive di risorse proprie in quanto non è titolare di nessun
contratto di servizio ma anzi apporta risorse finanziarie nazionali che
altrimenti sarebbero destinate ad altre aree geografiche ed invece contribuisce a creare occupazione
significativa e risorse finanziarie alle esauste casse regionali in termini di
incremento dell’ Irpef , Irap, Iva regionale incassata”.
“Il fallimento della
politica conclude - conclude Filippo
Virzì - contribuisce anche a questo dal momento che non riesce a perseguire il
bene comune ma trincerandosi dietro uno steccato.
Attaccare i dipendenti che sono l’unica risorsa della
società invece di identificare le proprie responsabilità appare un diversivo
per nascondere i propri fallimenti”. (v.c.)
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