“La sua visita
sottolinea l’importanza e il valore che lei assegna ai problemi del lavoro,
dell’occupazione e del sud, in un quadro, evidentemente, più generale della
crescita e dello sviluppo del paese”. Questo è l’esordio di una lettera aperta
che l’Ugl di Gela ha consegnato al Presidente Renzi in visita in Sicilia. La
stessa lettera continua riportando , “è per questo motivo, però, che riteniamo
incomprensibile e contraddittorio l’avallo governativo dato al nuovo progetto
dell’Eni per il petrolchimico di Gela che, riducendo la base produttiva
dell’80% e più, scardina il processo dell’attuale raffineria (legata al greggio
siciliano) con conseguenze disastrose sul piano occupazionale”. La lettera
dell’Ugl di Gela denuncia che finita la fase manutentiva e di messa in
sicurezza della raffineria non ci sarà più per le aziende dell’indotto il
livello di attività produttiva di prima. Non ci sarà l’occupazione di prima. Il
residuo occupazionale sarà gestito dagli ammortizzatori sociali non da
occupazione produttiva, ma assistita. Ancora una volta la Sicilia e il Sud
saranno utilizzati per produrre materie prime da lavorare al nord e la Sicilia
servirà come regione di transito per gasdotti ed oleodotti. Allargando, così,
sempre più il divario nord sud del paese. Inoltre conclude la lettera chiedendo
che senso ha non utilizzare la centrale termoelettrica per produrre e vendere
energia a terzi? Gli investimenti previsti per la ricerca e l’estrazione di gas
e greggio sono già stati annunciati e venduti come grandi impegni dell’Eni in
Sicilia. Nessuno avrebbe immaginato che nascondessero il drastico
ridimensionamento delle attività produttive della raffinazione. Così l’Eni
raggiunge un suo vecchio obiettivo di concentrarsi sul core- business
dell’upstream. Ma il governo nazionale che obiettivo raggiunge? Per creare
ricchezza occupazione e sviluppo, l’Ugl di Gela, chiede che l’investimento
della green refinery deve essere aggiuntivo al progetto dell’Eni presentato ai
sindacati e al governo nel luglio 2013.
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