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LA SICILIA DEPORTATA TRA FALSO AUTONOMISMO E FACILI SCIPPI

di Giuseppe Messina, Responsabile Ugl Sicilia

Leggendo con attenzione e passione l’articolo del professore Costa, pubblicato lo scorso 7 dicembre da un giornale online, dal titolo “Il governo Renzi vuole smantellare l’Autonomia siciliana calpestando la Costituzione italiana” non si può restare in silenzio.
La Sicilia è in piena emergenza finanziaria e ad un passo dal precipizio a causa della delibera di Giunta n. 286 del 20 novembre 2015, dal titolo: ‘Rapporti finanziari Stato Regione – Iniziative’, che consegna definitivamente le chiavi del futuro dell’Isola al governo centrale.
Sulle casse dell’Isola, siamo di fronte ad un colpo di mano attuato dal governo Renzi con il placet dell’esecutivo siciliano e dell’Ars, confermato dal silenzio dei parlamentari sulla vicenda.
Come ha affermato il professore Massimo Costa, in un recente articolo pubblicato su un giornale online, in riferimento all’atto ‘apprezzato’ dalla Giunta di governo, ‘è una delibera che trasforma la Sicilia in Regione a Statuto ordinario’.
Un governo quello del presidente Crocetta, caratterizzato dal balletto di ben 45 assessori succedutisi in giunta regionale, che non ha ridotto il disavanzo di 3 miliardi di euro aumentando le entrate ma facendo solo tagli del 20 per cento l’anno, unico caso in tutto il territorio nazionale con conseguenze catastrofiche per l’economia siciliana.
Il Governo regionale dovrebbe raccontare ai siciliani la verità sui conti e confessare le gravi responsabilità sul dissesto finanziario.
Ripercorrendo l’illuminato articolo del professore Costa va sottolineato come abbia smontato passo dopo passo i contenuti della delibera 286 e dell’allegato a firma dell’assessore Baccei evidenziando le manovre in essere che penalizzano drammaticamente la Sicilia e che evidenziano come l’origine di questo disavanzo non sia derivante da un eccesso di spesa, ma dalla slealtà sistematica dello Stato italiano.
E’ davvero aberrante il passaggio contenuto nell’atto della giunta regionale sull’articolo 37 dello Statuto siciliano. Siamo di fronte ad un chiaro attacco all’autonomia siciliana.
Viene stabilito, difatti, che il gettito, di cui al dettato dell’art. 37, sarebbe di difficile quantificazione e di inefficace riscossione. Baccei dimentica che spetta alla Commissione paritetica, e non all’assessore all’economia, stabilire le norme attuative dell’art. 37, che attribuiscono alla Regione il gettito maturato in Sicilia e riscosso altrove. Gettito stimato in circa 4 miliardi l’anno, ricorda il professore Costa, che risolverebbe alla radice ogni problema finanziario di Regione e Comuni siciliani.
Trasferire a Roma l’individuazione di una soluzione strutturale, come richiama la delibera 286 significa  ammainare la bandiera dello Statuto siciliano e consegnare al Consiglio dei Ministri il compito di deliberare un impianto finanziario che “scardina” l’impianto statutario, senza passare da una riforma di rango costituzionale.
Una scelta che chiaramente finisce per agevolare la posizione dello Stato a danni delle tasche dei siciliani che subirebbero oltre al danno anche la beffa.
Cioè si fa passare la Sicilia da Regione a finanzia originaria a Regione a finanza derivata. La si trasforma in Regione a Statuto ordinario, senza modifica costituzionale, e però lasciandole sul groppone la totalità della spesa pubblica.
L’assurdo è che il governo Crocetta sostanzialmente propone, attraverso la delibera 286 l’abolizione dell’art. 37 e lo stravolgimento dell’art. 36 dello Statuto senza passare per l’iter costituzionale previsto e bypassando il Parlamento siciliano, luogo in cui, un tempo , si discuteva di politica e si approvavano le leggi strutturali per il bene della Sicilia.
Concordo con il professore Costa  che ‘la ridefinizione dei rapporti finanziari tra Stato e Regione non può passare dalla violazione dei decreti attuativi dello Statuto vigenti ma solo attraverso l’emanazione di norme attuative aggiornate sostitutive di quelle del 1965, in cui si attribuisca nuovamente, con termini aggiornati, alla Regione il totale del riscosso in Sicilia, tranne le eccezioni di cui al 2° comma del 36 dello Statuto’.
E’ davvero vergognoso dover assistere inermi allo smantellamento dell’autonomia siciliana i cui responsabili sono ben individuati ma il silenzio ‘voluto’ sulla delicatissima questione non permette di scuotere l’opinione pubblica.
Chiedere, inoltre, all’Agenzia delle Entrate di riattivare i flussi finanziari legati ai tributi devoluti, come si legge nella delibera 286 è davvero grottesco. fa bene il professore Costa ad affermare che l’Agenzia delle Entrate deve essere regionalizzata in Sicilia e dipendere  disciplinarmente del tutto dalla Regione, come implicitamente richiamato dal secondo comma dell’art. 37 dello Statuto, come del resto avviene a Bolzano e ad Aosta. il governo Crocetta invece chiede il permesso al governo centrale. non è pazzesco?
Roma sta confezionando, su misura per la Sicilia, un’operazione politica che mira a far passare il messaggio che lo Stato si appresta ad aprire le maglie delle finanze per aiutare la Sicilia quando sarebbe stato sufficiente consegnare all’Isola ciò che è suo.
Non è un caso che a distanza di un mese da quando il Cipe ha deliberato, lo scorso 6 novembre, la riprogrammazione del Fondo sviluppo e coesione destinando all’Isola, per la destinazione delle risorse alla copertura del concorso alla finanza pubblica della Regione siciliana di 673, 548 milioni di euro, del cofinanziamento regionale della programmazione comunitaria per 140 milioni e della difesa del patrimonio boschivo per 87,9, spostando la copertura di interventi per 780,2 milioni di euro sui fondi PAC 2014/2020, ancora non si sia concretizzato nulla.
Una volontà di una larga parte della politica siciliana e nazionale scorretta i cui effetti continuano a ricadere su lavoratori, precari, pensionati, giovani, donne che continuano a restare in una condizione di povertà che ne mina l’identità e la dignità, allontanando sempre più la ripresa economica ed il rilancio infrastrutturale.

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