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Editoriale a cura di Giuseppe Messina

Nel caos generale di una Sicilia politicamente a pezzi e con un esecutivo regionale incapace, con la sua maggioranza all’Ars a trazione Pd, di arginare le ‘scorribande finanziarie’ del Governo Renzi, i siciliani potrebbero ritrovarsi, fra non molto, scippati dell’autonomia conquistata con la morte di tanti.
Il Governo regionale se vuol salvare la faccia con i siciliani e con il mondo intero faccia quello che in settant’anni nessuno è riuscito o ha voluto fare, tra ascarismo e volgare incapacità politica, e cioè costituire l’Agenzia regionale delle Entrata. Eviti che lo Stato riduca al lastrico l’Isola, si opponga alla negoziazione al basso di un nuovo sistema tributario che sposterebbe la ‘cassaforte’ da Palermo a Roma. L’esecutivo regionale  alzi gli steccati, faccia barricate a difesa degli articoli 36 e 37 dello Statuto autonomistico siciliano.
Da quanto accade, ahinoi, siamo spinti a pensare male perché quello che la politica ascara si appresta a fare è proprio il contrario e cioè l’abolizione dell’art. 37 e lo stravolgimento dell’art. 36 dello Statuto, certificando la dipendenza della Sicilia da Roma - padrona.
A poco serve sapere che la modifica di due norme costituzionali si può fare solo con legge costituzionale, passando dall’Assemblea regionale siciliana, il cui parere è  indispensabile, e la cui consultazione sarebbe dovuta avvenire in via preventiva, prima della Delibera di Giunta n. 286/2015, assunta dall’esecutivo del presidente Rosario Crocetta in maniera unilaterale.
L’atteggiamento del Governo regionale è, difatti, inequivocabile, laddove, emerge dal citato atto di giunta regionale, invita il Consiglio dei Ministri a deliberare un impianto finanziario che, di fatto e nella sostanza ‘scardina’ l’impianto statutario, al solo fine di agevolare la posizione dello Stato, senza passare da una riforma di rango costituzionale.
Ed è proprio la Costituzione, Statuto più norme dell’art. 119 della Carta Costituzionale, che attribuisce già risorse certe alla Regione.
Anche la soluzione di utilizzare Riscossione Sicilia spa in alternativa alla costituzione dell’Agenzia regionale delle Entrate è osteggiata da ‘oscure forze’ come può evincersi dalle polemiche  recenti sulla mancata ricapitalizzazione della società partecipata della Regione siciliana. Fatto incredibile accaduto il 29 dicembre scorso a Sala d’ercole all’Ars dove la maggioranza è andata sotto con trentasei voti a trentatré, sulla norma che prevedeva la ricapitalizzazione della società partecipata Riscossione Sicilia, con un intervento di due milioni e mezzo di euro. Perché si vuole eliminare l’unica partecipata che in questo 2015 ha fatto registrare un +23 per cento delle entrate, recuperando milioni di euro? Il presidente Crocetta agisca con coraggio e cacci l’assessore all’economia Alessandro Baccei dal governo e dall’Isola, il giusto premio per chi ha offeso tutti i siciliani e la storia di questa terra, tornando ad sventolare con orgoglio la bandiera siciliana. Poi faccia i bagagli e consegni la Sicilia ai siciliani con il voto anticipato.



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