"Il Parlamento siciliano
faccia chiarezza sull'ennesima beffa a danno dei lavoratori. La decisione assunta
del Consiglio di Amministrazione di Sviluppo Italia Sicilia e volta ad avviare
la procedura di messa in liquidazione della partecipata regionale, ha sapore
del grottesco ed apre una vertenza occupazionale di cui la Sicilia ne poteva
fare a meno".
E' quanto dichiara Giuseppe Messina,
Responsabile regionale dell'Ugl in Sicilia alla notizia della volontà
dell'organo decisionale della partecipata al cento per cento della Regione
Siciliana di avviare la messa in liquidazione di Sviluppo Italia Sicilia
"Una decisione incomprensibile – spiega Messina - se si pensa che Sviluppo
Italia Sicilia dal novembre scorso sta operando grazie un contratto stipulato con
il Dipartimento Formazione Professionale nella rendicontazione delle attività
formative degli enti di formazione professionale in Sicilia e
nell'istruttoria delle istanze di accreditamento dei soggetto gestori la
formazione professionale nell'Isola. E non è tutto perché la partecipata
della Regione Siciliana ha ottenuto uno stanziamento di in milione e 200 mila
euro dal Parlamento siciliano come previsto nel quarto comma
dell'articolo 32 della legge regionale n.3 del 17 marzo 2016 ( legge di
stabilità regionale).
La cosa è ancora più strana visto che nella seduta 318 del 2 marzo scorso
l'assemblea regionale siciliana ha discusso l'ordine del giorno numero 578 che
prevede l'affidamento dei servizi di assistenza tecnica Sviluppo Italia Sicilia
del piano garanzia giovani fatto proprio dal governo per darne seguito".
"Non è più tempo per i giochini – stigmatizza il sindacalista - e le stranezze di questo scorcio di
legislatura portano a pensare che l'assessore all'economia Baccei abbia deciso,
anche sulla testa del presidente Crocetta, di chiudere tutte le partecipate,
impoverire definitivamente la Sicilia per farne terra definitiva di conquista
del padrone romano. La politica in Sicilia è ancora sovrana ed è all'Ars che
chiediamo di intervenire per fare luce su questa ennesima follia che potrebbe
portare al licenziamento di 76 lavoratori dipendenti, professionisti e in
grado di gestire in house providing le attività di rendicontazione dei fondi
comunitari, terreno fertile fino ad oggi delle facili esternalizzazioni
praticate negli ultimi tre anni".
“A tutto ciò si aggiunge come se non bastasse - conclude Filippo
Virzì, per la Segreteria regionale dell’Ugl Credito Sicilia- , “ un contraddittorio
comportamento tenuto da alcune organizzazioni sindacali, le quali
intraprendendo azioni singole e non condivise, in un momento così delicato per
il mantenimento dei posti di lavoro in SIS, creano inevitabilmente un
indebolimento del fronte sindacale, e questo non possiamo accettarlo,
considerato che vige l’unitarietà del tavolo trattante indispensabile strumento
di tutela”.
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