Il segretario regionale di UGL Sanità Renzo Spada interviene in merito ad alcune affermazione fatte nei confronti del personale del 118 dichiarando: “Con nostro profondo rammarico si palesa ai nostri occhi quanta disinformazione possa essere resa attraverso la pubblicazione di un complesso di affermazioni gratuitamente diffamatorie, denigranti e di sicuro impatto scenico, con cui sono state pronunciate dure invettive contro la categoria degli autisti soccorritori volgarmente definita in seno all’articolo in questione col termine di “barellieri”. Nello specifico, esprimiamo con fermezza il nostro dissenso in merito all’opera denigratoria effettuata nei confronti dei dipendenti precisando che loro compito non è meramente quello di trasporto in barella di malati bensì di recare primi soccorsi in condizioni di emergenza e urgenza, spesso rischiose per la vita stessa, eseguendo mansioni per le quali sono adeguatamente formati e qualificati e di cui possiedono l’esclusiva competenza e sorge spontaneo chiedersi quali siano il metro di misura e le cognizioni adottati per valutare la professionalità dell’intera categoria. L’affermare che la società non brilli per capacità costituisce un’acerba e gratuita accusa nei confronti di un servizio che garantisce la continuità assistenziale in regime di emergenza sull’intero territorio regionale in situazioni critiche e in cui viene sempre messa in primo piano l’incolumità e la tutela del diritto alla salute dell’intera cittadinanza. Inoltre, affermare che i dipendenti, che operano disciplinati da un regolare contratto di lavoro, non abbiano il diritto di continuare a prestare la propria opera, certamente non inutile, coprendo mansioni più idonee allo stato di salute in cui versano, viola la garanzia costituzionale del diritto al lavoro in quanto se si verificasse il contrario si verserebbe tutti in una condizione di precarietà in un contesto privo di certezze e di futuro. E’ una pura violazione della dignità personale del lavoratore e del lavoro in qualsiasi forma ritenere che una condizione di malattia possa essere causa di licenziamento piuttosto che di ricollocamento a svolgere incarichi più idonei alle condizioni di salute dei dipendenti o che ciò debba necessariamente comportare il trasferimento di mansione – aggiunge – di altri dipendenti se non strettamente necessario ed inevitabile. All’interno di un’organizzazione in cui ciascun lavoratore rappresenta un tassello fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo salute non esistono compiti che possano essere definite inutili o abusivi, ed ogni ruolo viene ricoperto da parte di personale qualificato e competente. Come può essere definito “inutile” o “inefficiente” un lavoratore, colui che si impegna prestando la propria opera a servizio degli altri, ed in particolare a servizio della salute di tutti ? Si ricordi inoltre che la tutela del lavoratore si estende allo svolgimento dell’attività lavorativa nella sua interezza e, a tal proposito, le norme concernenti gli accertamenti medici non devono essere dirette a limitare la libertà, la dignità e l’onorabilità individuale del lavoratore ma concorrono a disciplinare l’attività collettiva dei facenti parte di tale organizzazione. Quale garante dei principi costituzionali di tutela della dignità sociale e professionale di quanti prestano la propria attività e contro ogni tipo di discriminazione in campo lavorativo, la scrivente ritiene che il collocamento dei lavoratori a mansioni adeguate al proprio status garantisca il diritto fondamentale della persona, qual’è la salute, e che ciò non debba necessariamente presupporre il trasferimento di ruolo di altri lavoratori che svolgono i compiti cui sono da sempre preposti e per i quali non è necessario un ricollocamento e che ciò non rappresenti affatto uno spreco di risorse, bensì una forma sì di protezione ma dei diritti fondamentali alla salute e al lavoro.
Commenti