“Gli effetti provocati dal regime di sanzioni in
materia di pesca non ha precedenti e rischia di danneggiare irrimediabilmente
il settore in Sicilia la cui attività di cattura si perde nella notte dei tempi”.
A dichiararlo Giuseppe Messina, Responsabile regionale Ugl Sicilia a margine di un incontro alla presenza dei pescatori.
“Le disposizioni contenute nella legge n.154 del 28 luglio 2016 volte a contrastare la pesca illegale - aggiunge il sindacalista - producono l’effetto di danneggiare il pescatore professionista. Una norma non condivisa con le parti sociali che ha portato a questo aberrante risultato e la cui responsabilità politica è abnorme”.
“La limitazione, inoltre, della presenza degli attrezzi di cattura a bordo - chiarisce Messina - è un atto mortale alla pesca artigianale siciliana. Non è più ricevibile un atteggiamento politico generalizzato che monta sempre più e che dipinge i pescatori come illegali e disonesti. Un massacro mediatico senza precedenti dal quale ci discostiamo fermamente. Per qualche decina di pescatori illegali non può essere etichettato come 'disonesto' un settore e un'intera categoria di lavoratori che conta, nonostante la crisi strutturale e contingente, ancora 6 mila pescatori e circa 3 mila imbarcazioni della pesca artigianale in Sicilia”.
“L’attuale esasperazione dei pescatori - dice il Responsabile dell' Ugl Sicilia - potrebbe sfociare in manifestazioni di protesta eclatanti e l’Ugl si schiera a fianco dei lavoratori per condividere percorsi di protesta democratica di un settore massacrato da provvedimenti restrittivi ‘tout court’ che mettono in discussione anche la moralità e la dignità”.
“Diciamo basta a questo gioco al massacro - conclude - e ci rivolgiamo a tutte le istituzioni deputate alla soluzione delle criticità che passano da una modifica della legge 154/2016 per restituire dignità a circa 3 mila pescatori siciliani. Chiediamo l’apertura di un confronto anche sulla rivisitazione dei criteri di assegnazione della quota tonno, sulla pesca del pesce spada, sulle restrizioni per la pesca del’alalunga. Chiediamo, infine, che le imbarcazioni della pesca artigianale siano considerate alla stessa stregua delle remo veliche ai fini dell’apparato motore visto che operano con attrezzi cosiddetti passivi, quindi non a traino, e che una maggiore potenza mira esclusivamente ad agevolare gli spostamenti aumentando la sicurezza a bordo”.
A dichiararlo Giuseppe Messina, Responsabile regionale Ugl Sicilia a margine di un incontro alla presenza dei pescatori.
“Le disposizioni contenute nella legge n.154 del 28 luglio 2016 volte a contrastare la pesca illegale - aggiunge il sindacalista - producono l’effetto di danneggiare il pescatore professionista. Una norma non condivisa con le parti sociali che ha portato a questo aberrante risultato e la cui responsabilità politica è abnorme”.
“La limitazione, inoltre, della presenza degli attrezzi di cattura a bordo - chiarisce Messina - è un atto mortale alla pesca artigianale siciliana. Non è più ricevibile un atteggiamento politico generalizzato che monta sempre più e che dipinge i pescatori come illegali e disonesti. Un massacro mediatico senza precedenti dal quale ci discostiamo fermamente. Per qualche decina di pescatori illegali non può essere etichettato come 'disonesto' un settore e un'intera categoria di lavoratori che conta, nonostante la crisi strutturale e contingente, ancora 6 mila pescatori e circa 3 mila imbarcazioni della pesca artigianale in Sicilia”.
“L’attuale esasperazione dei pescatori - dice il Responsabile dell' Ugl Sicilia - potrebbe sfociare in manifestazioni di protesta eclatanti e l’Ugl si schiera a fianco dei lavoratori per condividere percorsi di protesta democratica di un settore massacrato da provvedimenti restrittivi ‘tout court’ che mettono in discussione anche la moralità e la dignità”.
“Diciamo basta a questo gioco al massacro - conclude - e ci rivolgiamo a tutte le istituzioni deputate alla soluzione delle criticità che passano da una modifica della legge 154/2016 per restituire dignità a circa 3 mila pescatori siciliani. Chiediamo l’apertura di un confronto anche sulla rivisitazione dei criteri di assegnazione della quota tonno, sulla pesca del pesce spada, sulle restrizioni per la pesca del’alalunga. Chiediamo, infine, che le imbarcazioni della pesca artigianale siano considerate alla stessa stregua delle remo veliche ai fini dell’apparato motore visto che operano con attrezzi cosiddetti passivi, quindi non a traino, e che una maggiore potenza mira esclusivamente ad agevolare gli spostamenti aumentando la sicurezza a bordo”.
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