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Regione. L’Ugl scende in campo contro la riforma della dirigenza regionale che privilegia solo determinati destinatari


Ci risiamo con gli assalti alla diligenza, è ormai un fatto consuetudinario assistere, in concomitanza alla fine di ogni legislatura, ad episodi inqualificabili, perpetrati dal legislatore regionale di turno, con la facile lettura di raggiungere l’obiettivo di raccogliere consensi, al fine di rafforzare speranze di rielezione, in vista del rinnovo dell’ARS. 
Nel caso di specie, si assiste alla presentazione di emendamenti al DDL 1276 (Finanziaria regionale 2017) che presentano le caratteristiche delle cosiddette norme fotografia, essendo consapevoli i deputati firmatari che, in particolare, le norme sul personale regionale vengono regolarmente espunte dal testo della Finanziaria dal Presidente dell’ARS che ne sancisce la natura di norme intruse.
A dichiararlo Giuseppe Messina, Responsabile regionale Ugl Sicilia e Ernesto Lo Verso (nella foto), Reggente regionale della Fna-Ugl.
Con un emendamento firmato dal Presidente della Commissione Bilancio On.le Vinciullo - aggiungono i sindacalisti - si è preteso di normare la riforma della dirigenza regionale, non raccordandosi né con l’Assessore Lantieri né con le Organizzazioni Sindacali. La suddetta norma, frutto della insipienza e parzialità dell’estensore, rasenta addirittura il ridicolo nel prevedere l’accesso alla fantomatica I e II fascia dirigenziale, riservandola a coloro che abbiano realizzato 'ingresso nell’Amministrazione regionale con pubblico concorso per la qualifica di dirigente', non considerando che tale previsione non consentirebbe a nessuno degli attuali dirigenti di poter accedere alle predette fasce, visto che nessun concorso pubblico è stato mai indetto dall’Amministrazione regionale per tale qualifica, introdotta con la legge regionale n. 10/2000.
E’ appena il caso di ricordare - sostengono Messina e Lo Verso - che i concorsi pubblici per l’accesso alla qualifica di dirigente della Regione siciliana hanno fatto tutti riferimento alla funzione dirigenziale, normata ai sensi della l.r. 7/1971, che, per scelte peculiari del legislatore siciliano, ne prevedette l’articolazione delle qualifiche per fasce funzionali, allontanandosi da quelle vigenti nello Stato con la conseguenza che la cosiddetta qualifica di 'dirigente' dell’Amministrazione regionale corrispondeva a quella di funzionario della ex carriera “direttiva” dello Stato.
Solo con la legge regionale n.10 del 2000 - precisano - si procedette ad un sommario recepimento della 'dirigenza' dello Stato nell’ordinamento regionale, mediante l’introduzione della I e della II fascia dirigenziale e della improvvida istituzione – caso unico in Italia – di una III fascia dirigenziale.
Questo Sindacato - rilanciano Messina e Lo Verso - plaude alla dichiarazione misurata dell’Assessore regionale per la Funzione Pubblica Maria Luisa Lantieri sulla Riforma del personale regionale che, a suo dire, deve essere fatta attraverso bozze ragionate, confronti con i sindacati e le parti sociali in genere, equilibrio fra le posizioni e i diritti dei lavoratori e le esigenze dell’amministrazione che devono essere garantire, senza sconfiggere, in nessun caso con il Decreto Madia di livello nazionale”.
UGL responsabilmente manifesta la propria totale contrarietà ai contenuti dell’emendamento Vinciullo - concludono - con riferimento al maldestro tentativo di realizzare una riforma della dirigenza regionale che privilegi solo determinati destinatari a scapito di quella parte di dirigenti regionali che hanno pari diritto ad accedere ad una fascia unica della dirigenza. 



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