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Smart Working e Telelavoro. Virzì/Loddo (Inail): “La differenza è sostanziale, bisogna prevenire e vigilare"

Pur riconoscendo ad alcune aziende come Enel e UniCredit così come tante altre in questa particolare situazione d’incertezza e confusione, alcune utili ed appropriate modifiche gestionali nei processi aziendali, soprattutto la diffusione del lavoro agile fra i lavoratori, non possiamo fare a meno che rilevare che l’utilizzo del lavoro smart è caldeggiata dal management, soprattutto per due semplici motivazioni economiche, l’aumento della produttività e la riduzione dei costi”.
A dichiaralo sono Filippo Virzì e Raffaele Loddo membri componenti del Comitato Consultivo Provinciale Inail di Palermo a rappresentanza dei lavoratori per il sindacato Ugl.
“La spinta alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica sarà sempre più forte e necessaria – spiegano i rappresentanti del Comitato Inail – ma attenzione si prefigura una evidente modifica strutturale dello svolgimento dell’attività lavorativa, assimilando la prestazione del dipendente a quella tipica del telelavoro, con tutti i risvolti contrattuali e normativi da valutare con molta attenzione, sia dal lato economico con equi indennizzi, sia dal lato di altri istituti contrattuali, non ultimo quello dell’orario di lavoro”.
“Pertanto oltre la valenza dei DPCM, riteniamo indispensabile – aggiungono Virzì e Loddo – che il lavoro smart dovrà esser oggetto di contrattazione azienda-sindacato solo a valle delle necessarie modifiche di legge, e previa verifica dell’idoneità della postazione lavorativa domestica e dell’assenso del Lavoratore o della Lavoratrice.
Inoltre l’utilizzo di strumenti tecnologici, che consentono un controllo a distanza, deve essere oggetto di una apposita regolamentazione e relativa retribuzione, specie per quanto riguarda l’utilizzo al di fuori del normale orario di lavoro, non escludendo per il Lavoratore il diritto alla disconnessione, ed è indispensabile trovare le migliori soluzioni da adottare in un auspicabile nuovo quadro legale e normativo sul lavoro agile, per la riconciliazione della vita lavorativa con quella privata dei lavoratori, e per soddisfare le necessità ed i bisogni dell’unica ed importante risorsa aziendale: quella umana”.
“La validazione dello Smart Working – concludono – deve necessariamente prevedere la stipula di apposito accordo tra lavoratore Rls ed azienda avere una valutazione del rischio come da procedure Inail relativamente ai luoghi dove lo si svolge, in quanto componenti del Comitato di vigilanza sottoponiamo all’Istituto la necessità di intervenire affinchè lo Smart Working. non diventi Telelavoro e viceversa come nel caso attuale, devono essere verificate le attuali condizioni di svolgimento dello S.W. e le relative ricadute in termini di malattie professionali che possono manifestarsi al momento attuale, sotto il profilo dell’applicazione del Dlg sul lavoro agile, lo stesso è sottoposto alle verifiche organizzative ed economiche”.

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