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Corpo Forestale della Regione Siciliana. Ugl: fase di declino, mortificazione per i dipendenti


Nel dibattito quotidiano su ambiente, territorio, dissesto, cambiamenti climatici, nel quale, tra l’altro, si inseriscono le procedure per la spesa del P.N.R.R., non si può fare a meno di registrare l’assenza di un riferimento, anche soltanto accennato, al Corpo Forestale della Regione Siciliana e ai suoi dipendenti di ruolo, annoverati tra i pochi dipendenti regionali assunti per concorso.

               

Nato nel 1972 e posto alle dipendenze dell’allora Assessorato Agricoltura e Foreste, come conseguenza dell’applicazione dello Statuto speciale che attribuisce alla Regione legislazione esclusiva in materia, fu chiamato svolgere in Sicilia compiti e funzioni che a livello statale svolgeva l’ormai scomparso Corpo Forestale dello Stato.

“Purtroppo, negli ultimi anni, questa Istituzione regionale sta vivendo una fase della sua storia segnata da un profondo declino che, a nostro modesto parere, rappresenta un impoverimento per la regione e che, senza dubbio, mortifica i suoi dipendenti di ruolo” è quanto affermano il Segretario Regionale Autonomie Sicilia dell’U.G.L., Ernesto Lo Verso, e Gerlando Mazza, Responsabile Regionale U.G.L. Corpo Forestale.

                

“Sparito il Corpo Forestale dello Stato per il Corpo regionale sono venuti meno i riferimenti a livello nazionale ma non sono venuti meno i principi dettati dalla legislazione regionale che, anche sotto il vaglio della Corte Costituzionale, non sono stati abrogati.

Benchè la nefasta «Legge Madia» stabilisca, all’art. 8, comma 7, che «Nei territori delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano restano ferme tutte le attribuzioni spettanti ai rispettivi Corpi forestali regionali e provinciali, anche con riferimento alle funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, secondo la disciplina vigente in materia e salve le diverse determinazioni organizzative, da assumere con norme di attuazione degli statuti speciali, che comunque garantiscano il coordinamento in sede nazionale delle funzioni di polizia di tutela dell’ambiente, del territorio e del mare, nonché la sicurezza e i controlli nel settore agroalimentare. Restano altresì ferme le funzioni attribuite ai presidenti delle suddette regioni e province autonome in materia di funzioni prefettizie, in conformità a quanto disposto dai rispettivi statuti speciali e dalle relative norme di attuazione» sembra ormai consolidata l’opinione che il Corpo Forestale della Regione Siciliana abbia seguito le sorti del Corpo Forestale dello Stato. Ma così non è. Non lo è perché la «Legge Madia» afferma il contrario e non lo è perché le leggi regionali in materia non sono mai state abrogate.

Il Corpo Forestale della Regione Siciliana viene ancora oggi definito come «Corpo tecnico con funzioni di polizia» dove, nei ruoli del personale, la funzioni tecniche vengono svolte dal personale tecnico forestale e quelle di polizia dal personale «in divisa» cui sono attribuite le qualità di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza. Per i compiti e le funzioni che svolge il Corpo Forestale della Regione Siciliana è un Corpo di polizia che si distingue dalle Forze di polizia dello Stato soltanto per il contratto economico. Le prime sono disciplinate dal contratto del comparto sicurezza, il Corpo regionale dal contratto dei dipendenti regionali.

Il Corpo Forestale della Regione Siciliana de facto svolge in Sicilia compiti e funzioni di quella che oggi, ex Corpo forestale dello Stato, è una specialità dell’Arma dei Carabinieri (Carabinieri forestali). A questo si aggiunga che svolge anche compiti e funzioni che a livello statale vengono svolte dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco come il coordinamento delle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi.

Ad oggi il personale di ruolo del Corpo Forestale conta 630 dipendenti di cui 460 “in divisa” e 170 tra tecnici e amministrativi forestali, assolutamente insufficienti a garantire, nonostante lo spirito di abnegazione, un servizio ai cittadini che sia qualitativamente e quantitativamente efficace se si pensa cha la Sicilia è la regione più estesa d’Italia e che il fenomeno mafioso è più alto che in altre regioni.

Nelle Forze di polizia dello Stato e nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco il pensionamento avviene al 60° anno di età (e non a caso). La stragrande maggioranza dei dipendenti di ruolo del Corpo Forestale ha raggiunto i 60 anni e in molti casi li ha anche superati senza contare chi, per patologie varie, è stato posto ai servizi sedentari. Con un recente provvedimento, dall’U.G.L. subito indicato come illegittimo, il precedente Governo invece che individuare le somme per il bando di nuovi concorsi, in maniera improvvida, con una manifestazione di interesse ha inquadrato nella qualifica di Agente dipendenti regionali con un’età compresa dai 40 ai 61 anni, scelta che si è rivelata assolutamente inefficace visto che circa il 50% di questi presta servizio nella provincia di Palermo (già la più numerosa) e non sono state potenziate le altre province che da anni languono.


A capo delle strutture sono stati posti 29 dirigenti del ruolo unico che, in molti casi, si trovano a coordinare, pur non rivestendo qualifiche di polizia giudiziaria e pubblica sicurezza, il personale «in divisa» nelle delicate operazioni di polizia giudiziaria benché disciplinati da un contratto di diritto privato (non si applica un contratto di natura privatisitica) incompatibile con lo svolgimento di tali attività”.

“E’ auspicio dell’U.G.L.”, concludono i rappresentanti sindacali, “che nell’evitare confusione tra mansioni legate al ruolo del Corpo Forestale e mansioni saltuarie svolte da chi nel ruolo non è, si possa instaurare una riforma seria del Corpo Forestale senza però trascurare le legittime rivendicazioni degli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria che, da decenni precari, meritano anch’essi una riforma dignitosa del settore”.       

               

             

           

           

             

 

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