“Oltre l’8 Marzo” - l’Intervento UGL di Gianna Dimartino del Dipartimento nazionale Welfare e Pari Diritti di UGL Autonomie
“ Nel precisare che per noi
della Ugl ogni giorno è l’8 marzo nella
stregua difesa e tutela dei diritti
delle Donne , specie nei luoghi di lavoro, constatiamo che ancora oggi
persistono le problematiche di genere nonostante i passi avanti registrati nella conquista dei
diritti e dello spazio sociale e nonostante un corposo corredo normativo
prodotto nel corso dei decenni ”- così interviene Gianna Dimartino-coordinatrice
del Dipartimento nazionale Welfare e Pari Diritti di UGL Autonomie (insieme
alla collega Antonella Pulciani),nonché Segretaria provinciale Autonomie locali Ugl Ragusa.
Reduce dal recente primo Webinar formativo
del Dipartimento, andato on line due giorni fa sul tema “Il lavoro femminile e
la conquista dello spazio sociale”, tenuto insieme alla Segretaria Nazionale
UGL Autonomie Ornella Petillo e alla collega Pulciani, intende affrontare il
tema della disuguaglianza di genere , un fenomeno complesso presente
sotto varie forme e che non riguarda solo il mercato del lavoro ma anche la partecipazione
politica delle Donne , la partecipazione economica e sociale, la possibilità
d’accesso alla sanità, la possibilità d’accesso all’istruzione.
l’Italia è ben lontana da raggiungere la
parità di genere sul lavoro e si trova al 63° posto secondo il Global Gender
Gap Index, lo studio periodico condotto dal World Economic Forum a livello
mondiale.
Gli aspetti più preoccupanti sono
il Divario di genere nel Mercato del lavoro e il Gender Pay Gap: in Italia il
tasso di occupazione femminile in Italia è del 55% (rispetto al 69,3 dell’UE ),
inferiore di 18 punti percentuali rispetto a quello degli uomini, mentre la disoccupazione
totale è del 7,2% e quella femminile è del 24,7%; le donne in media guadagnano retribuzioni
orarie più basse dell'11% rispetto agli uomini e sono più soggette alla
segregazione occupazionale; penalizzante è l’alta diffusione del part-time e la
richiesta per oltre 80% dei congedi parentali per le donne; molte donne sono
penalizzate nelle carriere, nell’accettare
straordinari, trasferte, incarichi extra:inoltre molte donne (una su cinque) con la nascita
dei figli sono costrette a lasciare il lavoro per problemi di conciliazione.
Inoltre, il sondaggio condotto da Parker nel 2017 ha rivelato disuguaglianze significative tra uomini e
donne sul luogo di lavoro: il 42% di donne
ha dichiarato di aver sperimentato almeno 1 volta nella vita discriminazioni(
contro il 22% di uomini); il 23% di donne ha dichiarato di essere stata trattata come incompetente a causa del loro
genere (contro il 6% degli uomini);il 16% di donne ha subito disprezzi ripetuti sul lavoro a causa del genere(contro il 5%
degli uomini);il 15% delle donne
impiegate afferma di aver ricevuto meno supporto dai leader rispetto a un uomo che svolgeva lo stesso
lavoro (contro il 7% degli uomini);1 donna su 10 dichiara di essere stata
trascurata per gli incarichi più importanti.
Strategie possibili secondo la
visione UGL: Valorizzazione del talento femminile per una maggiore
produttività, Flessibilità lavorativa e Conciliazione dei tempi, Costruzione di
ambienti di lavoro favorevoli a donne e natalità, Più servizi di supporto qualificati
per le famiglie e per le Donne che lavorano, Programmi di mentoring e sviluppo
professionale delle Donne, promozione delle carriere e della leadership delle
Donne, misure di “women empowerment” come
previste dal PNRR, rendere la donna pienamente partecipe alla società
riducendo la logica binaria di “o sono madre
oppure sono professionista /lavoratrice”, Sensibilizzazione e formazione contro
gli stereotipi. Le politiche sul lavoro emergono come un elemento
basilare nell’analisi dell’influenza della discriminazione di genere sul luogo
di lavoro. Mentre la stereotipizzazione di genere crea una base culturale
per la discriminazione, è l’applicazione discrezionale e l’attuazione
delle politiche apparentemente neutre che si rivelano come il principale
meccanismo attraverso il quale queste convinzioni si traducono in esiti
discriminatori.
Ma è indispensabile “educare al lavoro “per far capire che esso è
per le Donne un fattore imprescindibile di autonomia, accrescimento ,autostima,
libertà e indipendenza economica.
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